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Aggiornato: 16 giugno 2025
Qual, se candida nube in alto ascesa Le rose adombra, onde il mattin s'infiora, Ben rimiriam ch'ella ne langue offesa, Ma pure è vaga a riguardar l'aurora; Tal gi
Ma poi che 'l bel mattin per l'aria pura D'oro lucido e d'ostro il ciel dipinge, Alle piume Ottoman pronto si fura, E veste i regj manti, e 'l brando cinge. Allor Bostange, i cui pensier la cura Degli aspri assalti vigilar costringe, Inchino fassi al gran tiranno appresso; E così favellava in suon dimesso: XIII
Sorse alfine; e de l'ombre impazïente Gli opposti vetri a le fresche aure aperse. Taceva anco la notte, e rade e lente Fuggían contro al mattin le stelle avverse; Un zeffiro gentil da l'orïente Le vaghe ali movea di brine asperse, E ad ogni fior de le ben culte aiuole Dolci olezzi traea, dolci parole.
Gratitudin destavanmi gli umani Che generosi mi plaudeano intorno, Ma i plausi lor pur rïuscianmi vani. In sì frequente di dolor ritorno, Il loco ove ogni dì forza racquisto È quel dove le sante are han soggiorno: Ogni mattin l
Io voglio, io voglio errar, garrulo e forte, Nella luce del sole ebbro e rapito.... O libertade, o morte. Vieni ai campi con me!... Bagna nel verde La rugiada i miei sandali di seta. De la campagna che il mattin rinverde Vo’ coglier tutti i fior.... Vieni con me nei boschi, o mio poeta, Ma non dirmi d’amor!...
"Ed io, mi guarda, amico, io son la mite Ora che prega, che teco inginocchiata, ove il materno occhio vegliava, il tenero sospiro della Fede sorella al sen raccolsi. Andar senza di me, forte non lieto, sciogliesti poi, nume a te stesso. E ancora sulla soglia ti aspetto ove negletta mi lasciasti, se mai d'una cocente stilla di sangue ti lacrimi il cuore, o se disperazion dai desolati cieli più nera piova. Invan tu speri dimenticarmi. A chi bevve profonda la mia dolcezza in sul mattin, più lunga di me nel vespro torner
Ove riposa il tuo capo caduto, Che raccolto, e da man pia ricongiunto Al virgineo tuo collo, ebbe ghirlanda, Simbolo dei dolenti anni recisi Sul mattin della vita? ANFOSSI, Beatrice Cènci Si ode un'orma: si ripete. È passo di vivente, che muove verso il feretro. Al chiarore della torcia si svelano le sembianze di Padre Angelico, bianche come la cera della torcia che arde.
Per lei tornava a mente il primo verso d'un celebrato poema del Moore, nella amorosa versione del Maffei: «Sul mattin della vita era il creato». La scienza del bene e del male non aveva ancora profferto il suo fatale insegnamento a quella gentil creatura.
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ’nferno tuo nome si spande! Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali. Ma se presso al mattin del ver si sogna, tu sentirai, di qua da picciol tempo, di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna.
Ne la bella stagion, che 'l Sol rimena Più lunghi i giorni, ed ei più caldo appare, Tu sul vago mattin presso l'arena In snella prora trascorrevi il mare; Mormorava nel cielo aura serena Onde erano a mirar l'onde più chiare, Il mondo tutto di belt
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