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A le finestre schiuse a la gioia de l’aria e del sole, portano i venti olezzi di viole, di timo e di ginestre. Svolan canore le rondini, che amor tutte conduce; salutano coi freschi inni la luce, il nido, il bimbo, il fiore.

Egli s'era abituato così ai profumi, alle vesti seriche, alle mani dalle unghie dipinte, agli occhi ombreggiati, ai colli bianchi, ai capelli morbidi, che sprigionavano olezzi misteriosi, alle caviglie sottili, a tutte le malizie dell'eleganza; e precocemente aveva capito che le giovani eran balocchi degli uomini; ogni ufficiale n'aveva una; com'egli era un balocco tra quei balocchi di lusso.

Io conosco la sferza arroventata Dei meriggi brucianti, Dell’uragan che scroscia a la vallata Le nubi saettanti. Io so gli olezzi liberi e feraci Che maggio da la terra Con aulenti corolle, insetti e baci Trionfando disserra: E nell’opra d’ogni ora e d’ogni istante Io più m’affilo e splendo; Rassegnata, fortissima, costante, Vo il duro suol rompendo.

Guardandolo, però, pareva un poco invecchiato, e, sotto ai suoi begli occhi azzurri, alcune rughette, appena percettibili, s'eran dato convegno. Aveva anch'egli un'espressione ilare e soddisfatta, ed il profumo del suo biondo sigaro d'Avana giungeva sino alla macchia delle rose, mischiandosi in istrana guisa coi loro forti e vari olezzi. Milla lasciò la macchia e s'accostò al davanzale.

Sorse alfine; e de l'ombre impazïente Gli opposti vetri a le fresche aure aperse. Taceva anco la notte, e rade e lente Fuggían contro al mattin le stelle avverse; Un zeffiro gentil da l'orïente Le vaghe ali movea di brine asperse, E ad ogni fior de le ben culte aiuole Dolci olezzi traea, dolci parole.