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Aggiornato: 10 maggio 2025
Io conosco la sferza arroventata Dei meriggi brucianti, Dell’uragan che scroscia a la vallata Le nubi saettanti. Io so gli olezzi liberi e feraci Che maggio da la terra Con aulenti corolle, insetti e baci Trionfando disserra: E nell’opra d’ogni ora e d’ogni istante Io più m’affilo e splendo; Rassegnata, fortissima, costante, Vo il duro suol rompendo.
Ai campi fertili, A l’auree vigne, Ai fieni aulenti; A le boscaglie Folli di sole, Nel sol fiorenti. Prona in un angolo Giace una donna Muta nel duolo. Più lunge, un roseo Fanciullo gioca Sul nudo suolo. Non sa di triboli, Non sa d’orrori, Non sa di morte. Ei gioca, ingenuo, Biondo, ridente, Tranquillo e forte. Su lui la tènebra Tutta s’affisa Con occhio strano.
A 'l gran Maggio i vènti aulenti per le selve hanno lamenti vaghi e assai lontani cori; e, recando ampi tesori d'acque, suonan le correnti. Oh bei colli, sorridenti ne' rosati albeggiamenti, d'onde salgon mille odori a' l gran Maggio! Siede in mezzo i bianchi armenti Gallo e trae novi concenti da' l suo flauto a sette fori; e i richiami ode Licori da le siepi rifiorenti a' l gran Maggio.
Parola Del Giorno
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