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Aggiornato: 26 giugno 2025
A chi dunque? A ciò che ho potuto capire, vi è sotto cappa un fidanzato. Cosa ammirabile! Un marito? una bandiera che copre la mercanzia!.... Che diamine è codesto fidanzato che tu metti in scena adesso? Posso farlo mandare in galera? Non ne so nulla ancora. Ne ho inteso parlare. Gli è a vedere.
Tognetti si lanciò ad abbracciare Leoni, singhiozzando e baciandolo, come se avesse baciato sua madre. Poi venne la volta di Monti, che intenerito del pari, non si stancava di mandare altri e altri baci a ciascuna delle sue creature. Signor avvocato, a lei mi raccomando, disse poscia Giuseppe Monti: la prego di pensare a' miei figliuoli.
Ma la fama, che non apprese ancora a discernere le cose delle quali sia meglio tacer che dire, divulgò in pochi giorni di caffè in caffè, da questa a quella conversazione, la curiosa avventura. Se ne menò abbastanza romore; chi la disse a un modo, chi a un altro; ciascuno vi fece la propria giunta, il proprio commento; i fedeli amici del cavaliere soffiarono a più d'un orecchio lo spiritoso fatterello, come cosa genuina; l'avventura fu colorita, ingrossata; poco mancò non si facesse di don Lodovico un Cesare Borgia, un don Giovanni. Quel buon zazzerone di don Ambrogio, e i parenti illustri gridarono un poco allo scandalo; poi, per non mandare a monte lo sposalizio gi
Perché spesse volte adiviene che, vedendo andare molte creature per la via della molta penitenzia, tucti gli vorrebbe mandare per quella medesima via; e se vede che non vi vadano, ne piglia dispiacimento e scandalo in se medesimo, parendoli che non faccian bene.
Altro che!... Proprio attiguo alla villa Nori, c'è un palazzotto, le cui finestre guardano nel nostro giardino, tanto che il signor Alberto lo voleva comperare per levarsene l'incomodo: ma il proprietario, vedendo appunto che se ne aveva tanto desiderio, avanzò pretese sì esagerate, da farlo mandare ai cento mila diavoli.
Il Fossano giunse in punto da potere udire con chiarezza queste parole, e il gondoliere che, scarico di pensieri, batteva il suo remo sulla placida laguna, sentì afferrarsi dalla mano tremante del Fossano che proferì, battendo i denti, queste precise parole: «Hai tu udito, ho io compreso bene?» E il suo volto si venne sfigurando di maniera che il gondoliere, maravigliato a quelle parole e a quell'atto, si ristette pensoso a riguardarlo per qualche tempo, e congetturò il vero: accompagnato di poi il giovane sino alla soglia della casa ove alloggiava, e visto che l'apparenza di lui continuava ad essere peggio sparuta che mai, lo accompagnò coll'occhio, mentre colui saliva la scala, e crollava il capo dicendo: Dio gliela mandi buona, ma questo giovane è a malissimo partito. E come uomo assai bonario e pietoso, visto uscire di quella casa un fante che sapeva essere al servigio del cavaliere lombardo, lo chiamò a sè raccomandandogli vegliasse bene attorno al suo padrone, il quale aveva bisogno di soccorso, e soprattutto si guardasse bene dall'abbandonarlo. E assai gli giovò quell'avviso, che il Fossano, pensando che per lui non era più a far nulla in questo mondo, aveva determinato mandare ad effetto in quella notte medesima ciò che non aveva voluto fare alcuni giorni prima. Nell'ora infatti che tutto è quieto in Venezia, uscito il Fossano della sua stanza, e visto che il servo dormiva, pensò ch'era venuto il momento opportuno, e pian piano ritornò nella sua camera. Al fante, che vegliava ad occhi chiusi, diede sospetto quella visita di Alberigo, e visto che non era tempo di starsene a giacere, pensò recarsi all'uscio della camera ove stava il padrone, e origliarvi attento. Dopo qualche momento gli parve udire a parlare. Accresce l'attenzione, ode una fervorosa preghiera, poi alcune parole senza costrutto, in fine un silenzio profondo quasi non vi fosse anima nata. Allora, come gli venne in fantasia, e fu gran ventura, bussa all'uscio, e l'uscio cede, chè, per caso, il Fossano non l'avea chiuso. Il lume era stato spento; chiama il Fossano. Chi è qui? Son io, non abbiate alcun timore, gli risponde il fante. Esci presto di qui, e va a dormire, gli ingiunge il Fossano, ma con tanta insistenza che era facile comprendere che ci dovea esser sotto qualche cosa. E il fante uscì di fatti, ma ritornò col lume. Rientrato vide ciò che per quanti sospetti avesse, non si aspettava tuttavia di vedere. I lenzuoli del letto dove il Fossano s'era gettato a giacere, erano in una parte inzuppati di sangue. Che cosa avete fatto! gli grida il servo. Il Fossano si era proprio, come aveva meditato alcuni dì prima, con quell'acutissima sua daga, aperta una vena e lasciatone uscire il sangue liberamente. Vedendosi scoperto in quel modo il Fossano si rimase come avvilito, e alle domande del servo non volle rispondere mai nulla. Vergognava d'essersi lasciato cogliere; ma a toglierlo di quella vergogna fu soprappreso, pel molto sangue ch'era gi
Egli era suo costume, qualora sei o otto o piú o meno canti fatti n'avea, quegli, prima che alcun altro gli vedesse, donde che egli fosse, mandare a messer Cane della Scala, il quale egli oltre a ogni altro uomo avea in reverenza; e, poi che da lui eran veduti, ne facea copia a chi la ne volea.
Il primo pensiero di Anna fu di mandare il marito all'ospedale, dicendo che sarebbe stato curato meglio; ma egli disse che voleva morire nel suo letto: in quanto a lei era padronissima di andarsene, se temeva di prendere il male; in quanto a lui qualche santo lo avrebbe aiutato.
Il Rossetti nel dir questo non aveva pensato alla famiglia di Ubaldo la quale avrebbe dovuto farsi viva e mandare il consenso, e neppure alla possibilit
Lo Speciale, il d'Esclot, il Montaner, e Saba Malaspina non parlan d'altro, che dell'ambasceria pubblica, della quale ora diremo. I racconti del Villani, lib. 7, cap. 69, e della Cronaca anonima della cospirazione son sì lontani da tutte queste testimonianze istoriche, da nemmeno farsene parola. Essi non mancano di mandare orator dei Siciliani a Pietro il loro protagonista Giovanni di Procida.
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