Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 4 luglio 2025
GHERARDO. Non ci vo per altro. VIRGINIO. Gli è tua; fanne a tuo modo; per me, te ne do licenzia. GHERARDO. In fine, e' non si possono aver tutti i contenti. Pazienzia! Ma, s'i' veggo bene, questa è Lelia che sará uscita fuora. Quella da poco della fantesca l'ará lasciata fuggire. LELIA da ragazzo, CLEMENZIA balia e GHERARDO. LELIA. Parti, Clemenzia, che la Fortuna si tolga giuoco del fatto mio?
LELIA. Perché non gli mira, donque? E lasci star me che non me ne curo. PASQUELLA. Oh Dio! Gli è ben vero che i giovani non han tutto quel senno che gli bisognarebbe. LELIA. Orsú, Pasquella! Non mi predicar piú, ché tu fai peggio. PASQUELLA. Superbuzzo, superbuzzo, ti mancará questo fumo! Orsú, il mio Fabio caro, anima mia!
Oimè! Che vuol dir questo, figliuola mia? LELIA. Di' piano. Tu mi pari una pazza, a me. Io m'andarò con Dio, se tu gridi. CLEMENZIA. Parti forse che si vergogni? Saresti mai diventata femina del mondo? LELIA. Sí, che io son del mondo. Quante femine hai tu vedute fuor del mondo? Io, per me, non ci fu' mai, ch'io mi ricordi. CLEMENZIA. Adunque, hai tu perduto il nome di vergine?
GHERARDO. Tace, bestia, ché non lo dico per cotesto, io, no. SPELA. Perché lo diceste adunque? GHERARDO. Perché arei tante volte abbraciata, baciata e tenuta in collo la mia Lelia dolce, di zuccaro, d'oro, di latte, di rose, di non so che mi dire. SPELA. Oh! ohu! Padrone, andiamo a casa. Sú! presto! GHERARDO. Perché? SPELA. Voi avete la febbre e vi farebbe male lo star qui a questa aria.
E però, madonna Lelia, quando voi ve ne contentiate, io non voglio altra moglie che voi; e promettovi, a fé di cavaliere, che, non avendo voi, non son mai per pigliar altra. LELIA. Flamminio, voi mi sète signore e ben sapete, quel ch'io ho fatto, per quel ch'io l'ho fatto; ch'io non ho avuto mai altro desiderio che questo. FLAMMINIO. Ben l'avete mostrato.
E, in questo, non posso se non lodarmi della fortuna perché subito Flamminio mi voltò gli occhi adosso e molto cortesemente mi domandò se alcuna cosa domandavo e d'onde io era. CLEMENZIA. È possibil che tu non cadesse morta della vergogna? LELIA. Anzi, aiutandomi Amore, francamente gli risposi ch'io ero romano che, per essere rimasto povero, andavo cercando mia ventura.
E sai che, per esser mio padre tenuto amico del conte Guido Rangone, non era molto ben veduto da alcuni. CLEMENZIA. Perché mi dici tu quel ch'io so meglio di te? E so che, per questa cagion, andaste a star di fuore al vostro podere del Fontanile; ed io ti feci compagnia. LELIA. Ben dici.
CLEMENZIA. Di cotesto guardatevi molto bene, ch'io non voglio esser baciata da vecchi. GHERARDO. Paioti cosí vecchio? SPELA. Che credi? Al mio padrone non sono ancor caduti gli occhi fuor di bocca; volsi dire, i denti. CLEMENZIA. In ogni modo, non avete il tempo che si crede, veggo ben io. GHERARDO. Dillo a Lelia. E sai? Se mi metti in sua grazia, ti vo' donare un mongile.
Il buon milanese che, vergognoso, solo, rincantucciato nel fondo di una vettura, arriva sulla piazza della Fonte Lelia, allo stabilimento del mio amicone Giorgetti, e guarda l'orologio e vi trova segnate le 6,30 dopo il mezzogiorno non può a meno di consolarsi, dicendo: Qui fra i monti si fa presto sera. Almeno domani la Sagra sar
FLAMMINIO. È possibil, però, ch'io sia tanto fuor di me e mi stimi sí poco ch'io voglia amare a suo dispetto costei e servir chi mi strazia, chi non fa conto di me, chi non mi vuol pur compiacer sol d'uno sguardo? Sarò io sí da poco e sí vile ch'io non mi sappi levar questa vergogna e questo strazio da dosso? Ma ecco Fabio. Or ben, che hai fatto? LELIA. Nulla.
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca