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Aggiornato: 20 luglio 2025


Serafina gli aveva domandato diverse volte di lui. L'indomani Mario non si tenne, e all'ora solita, si presentò di nuovo in casa Striati. Nel salire le scale, il cuore gli batteva con violenza. Trovò lei nel salotto, sdraiata mollemente sur una poltrona, co' piedi incrociati sul panchetto imbottito, ricoperto di velluto cremisi: leggeva.

La relazione, che leggeva l'auditore Pantellini, era imparziale, ma da essa la colpabilit

Così entrarono come una raffica nella stanza da pranzo, dove il signor Dogliani leggeva un giornale accanto al fuoco mezzo spento, ed una giornante stirava la biancheria di bucato sulla tavola a ribalte, che più tardi doveva essere allargata ed apparecchiata pel pranzo, ed intanto, colle ribalte pendenti e coperta dallo stiratoio, serviva ad un uso più modesto. In casa Dogliani tutto era modesto.

Essa leggeva: «Ho preso moglie per non essere più solo solo col mio male e il mio terrore, nel giorno e nella notte. Ma sono ancora solo. Quando mia moglie è con me, se io tosso, ella dice: «Povero tesoro!» E quando di notte soffoco e sudo, essa, nel sonno, sospira: «Povero tesoro!». Poi si volta dall'altra parte e dorme.

Da una settimana Dionisio Catargì era partito per la campagna, per la raccolta della passolina che si fa nel luglio. Paolo leggeva un libro francese, un romanzo d'amore. Calliope ascoltava. D'un tratto egli si arrestò e la guardò. Ella era pallida, con gli occhi chiusi. Lui, preso dal suo orgoglio di seduttore, si chinò per baciarla audacemente sulle labbra.

E adesso, per farvela breve, lettori umanissimi, vi diremo che in quel carteggio della bella Ginevra si leggeva un nome, che, per essere quello di un uomo non mai avvicinatosi a lei, appariva troppo spesso ripetuto; il nome di Aloise Montalto. Come ci fosse scritto, e perchè, sar

Al v. 5 della st. 44 si leggeva vinto del sofferto affanno: abbiamo stampato dal per maggior chiarezza, ed anco esattezza.

Dolore acuto e profondo era quello della donna, e ne' suoi occhi velati e gonfi dalle lagrime ognun leggeva la storia d'un amore sviscerato e imperituro.

Ma lo scrutò; nel suo volto si leggeva ben altro che la perfidia, o qualsiasi sentimento insidioso. Andate! andate! e richiudeva ermeticamente, dietro al prigioniero, il pertugio. Quasi subito udì un rumore di passi nel corridoio. La prigione fu aperta. Entrò il soprintendente. Gli si leggea nell'aspetto una grande, sincera costernazione. Roberto gli mosse incontro.

Mio zio rimase sbalordito, la Rosa accorse al rumore, io abbassai il capo confuso e pentito della mia escandescenza. Cercai ogni argomento possibile per giustificare tale esaltazione, ma era troppo tardi. Mio zio aveva aperto gli occhi, e mi leggeva nel cuore; io non dovevo più sperare sulle sue prestazioni per farmi ritornare a Milano.

Parola Del Giorno

serafica

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