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Aggiornato: 20 luglio 2025


Ei non si dava pensiero che di quanto risguardava il suo servigio; da questo in fuori non aveva da molti anni pensato assolutamente ad altro; da ciò la flemma indifferente che gli era naturale in ogni cosa, che si leggeva sulla sua fisonomia, in ogni suo atto, e che tanto meravigliava la guida.

Era vestito di nero, come sempre; mostrava le guance e il mento accuratamente rasi di quel giorno medesimo; non era insomma più bello, più brutto di quello che i nostri lettori sanno; ma ne' suoi occhi sfavillanti si leggeva qualcosa d'insolito, come la gioia di una vittoria ottenuta, o la speranza di riportarla tra poco. Il che, per gli uomini avvezzi a' grandi disegni, è tutt'uno.

Vinti e ingannati, adesso se li spingeva davanti a se; e gli si leggeva manifesta nel volto la superbia del trionfo. Le vittorie della forza sono elleno forse più, o meno gloriose di quelle della frode? Lo ignoro: io so unicamente, che forza e frode nacquero gemelle nel ventre della ingiustizia.

Il Conte, appena partito il Duca, recatosi in mano il foglio vergato poc'anzi leggeva, soffermandosi di tratto in tratto per ridere clamorosamente: «Reverendissimo, et illustrissimo Monsignore. La maggiore empiet

Il marchese Antoniotto leggeva a modo, sebbene con enfasi; ma ciò non guastava, perchè egli non portava i quaderni alla tribuna. A furia di leggere, imparava i suoi discorsi a memoria, e poteva dar colore d'improvvisazione allo scritto.

La fede di Maria in Roberto non diminuiva, ma la sua anima era amareggiata da questi discorsi e glielo si leggeva sul viso. Comincia anch'ella, Maria, a non creder più in me? le domandava tristamente l'Arconti. Ed ella gli rispondeva pronta: No, mai, mai, glielo assicuro.... Ma che posso far io, povera fanciulla?.... Oh può far tanto!.... Se non altro può tener vivo il mio coraggio.

Prospero Alpino di Marostica, il quale leggeva per lo innanzi nell'Universit

I pochi contadini che, allarmati dalle smanie di Vicenzino, si erano fatti intorno al vecchio, furono pronti a sorreggerlo quando barcollò, e videro che aveva gli occhi vitrei come impietriti e non leggeva più da un pezzo. Intanto Vicenzino proseguiva la sua corsa sfrenata, fremendo all'idea di non giungere in tempo, singhiozzando, smaniando ad alta voce.

«Data da Genova, addì 21 novembre 1447. Messer Pietro, in quella che il marchese Galeotto leggeva la lettera, stava immobile al suo posto e in apparenza sbadato; ma non perdeva un moto, anco il più lieve, dell'aspetto di lui, e gli appariva manifesto come quella lettura lo avesse colpito.

Lo si attese tutta la notte una notte fredda e piovviginosa di marzo ma indarno. Io rinuncio a descrivere la desolazione di quella famiglia; sarebbe compito superiore alla parola. Al domani si leggeva nelle cronache dei giornali: «Un giovine straniero domiciliato da qualche tempo nella nostra citt

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