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Aggiornato: 20 luglio 2025


Aggiustati quindi i suoi affari pubblici ed intimi, Guido rientrava per dormirsela un'oretta, come il grande Napoleone alla vigilia di non so quale battaglia. Ma Giuseppe, un servitore vecchio e fedele, come se ne trovano ancora pochi, Giuseppe rimaneva in posizione rispettosa davanti al padrone; sul suo volto si leggeva il desiderio di dire qualche cosa.

Il buon padre intanto leggeva uno dei più commoventi fra i salmi: "L'anima mia vien meno dietro alla tua salute; io spero nella tua parola. "Gli occhi miei vengono meno dietro alla tua parola, dicendo: Quando mi consolerai tu?" ................................................. .................................................................... Il fratello del pastore battè all'uscio.

Due gendarmi, infatti, presentarono a Concettella un grosso plico cui ella portò a Don Diego. Mentre Concettella si allontanava, uno dei gendarmi chiuse la porta e se ne cacciò in tasca la chiave. Poi entrambi entrarono nel salone. Don Diego leggeva la lettera ministeriale. Concettella usciva. I due gendarmi la respinsero nell'appartamento. Ella tremò.

In cima agli altri era il foglio scritto per l'ultimo, col miscuglio di parole insensate e di canzoni italiane in mezzo alle notizie politiche! Allora Aldo prese dal pacco una ventina di fogli scritti e li mise sullo scrittoio davanti a . Evidentemente era inutile copiarne dei nuovi. Tanto nessuno li leggeva.

Il conte Gino represse un sospiro e si ritirò nel vano di una finestra, in apparenza per aver più luce, nel fatto per nascondere il viso, mentre leggeva la lettera.

Le donne li persuadevano ad esser ragionevoli, avevano sofferto abbastanza in quei giorni vedendo i loro mariti erranti per le osterie, ed era tempo che la quiete ritornasse nelle loro case. Se prima sui muri c'erano scritte delle massime che incitavano il popolo alla ribellione, ora, si leggeva da per tutto queste e simili espressioni: Operai al lavoro! Il lavoro nobilita.

Si trattava unicamente di stare nell'anticamera d'una signora elegantissima, che riceveva molte visite e che aveva una bellissima casa, senz'avere un casato, poichè sopra le sue carte di visita non si leggeva che questo nome biblico e laconico: Sara. Sara è una delle più piacevoli etére del demimonde romano, di quelle che hanno un certo contegno e riescono perfino, nelle grandi riunioni, a intrufolarsi nella cosidetta buona societ

La dama era il perno della conversazione, nella cui casa questa si svolgeva: una dama che leggeva Fontenelle ed Algarotti, e cercava di coltivare la mente come facevano alcune del suo grado.

Leggeva, e cadevagli intanto qualche lagrima; una vasta e sconosciuta regione parevagli che s'aprisse dinanzi al suo intelletto. Quel libro era un'antica edizione de' Pensieri del Pascal.

Quando Metilde leggeva queste lettere a suo marito cercava di dissimulare, per quanto le era possibile, la soddisfazione che provava della inferiorit

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