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Aggiornato: 24 novembre 2025


Un'ora dopo l'arrivo ci sedemmo a tavola sotto la gran tenda consacrata a Lucullo. Credo che fu quello il pranzo più allegro che sia mai stato fatto dentro i confini del Marocco dalla fondazione di Fez in poi. Eravamo sedici, compreso il console d'America coi suoi due figli e il console di Spagna con due impiegati della Legazione. La cucina italiana riportò un trionfo solenne. Era la prima volta, credo, che in mezzo a quella campagna deserta s'alzavano ad All

E venuto al diliberare chi dovesse esser prencipe di cotale legazione, fu per tutti detto che Dante fosse desso. Alla quale richiesta Dante, alquanto sopra a stato, disse: Se io vo, chi rimane? se io rimango, chi va?, quasi esso solo fosse colui che tra tutti valesse, e per cui tutti gli altri valessero.

Dopo tutto ciò, è facile immaginare che salto si sia fatto sulle seggiole il giorno che il signor Salomone Aflalo, secondo dracomanno della Legazione, si affacciò alla porta della sala da pranzo, e disse con voce sonora: È arrivata la scorta da Fez.

Ricorderò sempre, con una emozione gradevole, quegli ultimi momenti che passammo nel cortile della Legazione prima della partenza.

Laonde il Barbaro, presa licenza, si unì ad un armeno che recavasi in Erzengian, ove giunse ai 29 di aprile 1478. Quindi con una carovana andò in Aleppo ed in Beiruth, e con una nave di Candia si portò in Venezia, per recare al senato le notizie della sfortunata sua legazione. Ed esito simile ebbero pur quelle di Paolo Ognibene e di Ambrogio Contarini.

Era ascoltato con attenzione dai ministri; andava vestito come uno zerbinotto; i segretari di legazione dimenticavano i cavalli, le prime donne e le prime ballerine, per occuparsi di lui; e lui, questo zerbinotto, questo Demostene, quest'uomo di Stato in erba, dimenticava il banco dei ministri, trascurava le cifre del bilancio, per mandare di tanto in tanto un'occhiata assassina a lei; che ci voleva di più per colpire l'animo della marchesa Clementina?

A lui pure avevan fatto credere che io giravo la notte per la casa della Legazione, con un lenzuolo sulle spalle e una pistola nel pugno. La notte passò senz'accidenti, e la mattina mi svegliai in tempo per vedere l'aurora. L'accampamento europeo era ancora immerso nel sonno; soltanto in mezzo alle tende della scorta si cominciava a mover qualcuno. Il cielo era tutto color di rosa ad oriente.

Tutti parlavano, ed era una conversazione in dieci lingue, accompagnata da risate, canterellamenti e nitriti. Davanti a noi cavalcava il portabandiera, seguito da due soldati della Legazione d'Italia; dietro venivano i cavalieri della scorta, guidati dal generale mulatto, coi fucili ritti sulle selle; dai lati uno sciame di servi arabi a piedi.

Questo oratore precedette di poco tempo una splendida legazione pervenuta dalla Persia in Venezia nell'anno 1603, ed accolta colle più solenni formalit

Quelle povere donne ci mostrarono parecchi grossi braccialetti d'argento cesellato, degli anelli ingemmati e degli orecchini d'oro, che tenevano nascosti nel seno. Domandammo perchè li nascondevano. Nos espantamos de los Moros. Abbiamo paura dei mori, risposero a voce bassa, guardando intorno con diffidenza. Diffidavano persino dei soldati della Legazione.

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