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Aggiornato: 18 giugno 2025
La fanciulla sarebbe morta nel durar di quella notte, se l'angoscia e il delirare della mente in mezzo alle larve che la circondavano non l'avessero prostrata così che le convenne gittarsi di nuovo sul letto; dove il sonno, breve conforto, scese a prepararla a nuovo dolore.
Ma non pensar, non che cercar, suo stile via troppo da l'uman pensier rimoto, ché alto pensier non cape in senso vile. Dunque dirò che quanto chiaro e noto m'era dinanzi al ber de l'acque sparve, onde fui d'ombra pieno e di sol vòto. Eccomi sogni intorno, fauni e larve, che mi facean per quella notte scorta, né mai piú 'l bel ricordo dianzi apparve.
Oh, potessi scordar l’alate e rosee Larve del sogno appassionato e stolto De la mia gioventù; Su le rovine de l’amor sepolto Non ridestarmi più! .... Va, sirena, e trionfa.
ma se’ venuto più che mezza lega velando li occhi e con le gambe avvolte, a guisa di cui vino o sonno piega?». «O dolce padre mio, se tu m’ascolte, io ti dirò», diss’ io, «ciò che m’apparve quando le gambe mi furon sì tolte». Ed ei: «Se tu avessi cento larve sovra la faccia, non mi sarian chiuse le tue cogitazion, quantunque parve.
Ed altra volta Madian non vide Allor che 'l sol ne l'Ocean soggiorna, Con poche larve e con trecento soli Condursi a morte innumerabil stuoli?
Pur, verso l'alba, un leggier sogno m'occupò le luci: neanche quel sogno mi lasciava riposare, perché mi rappresentava le parole e gli atti di Sofia. Parlava seco de' miei tormenti, l'abbracciava e baciava; e, pensando abbracciar lei, abbracciava me stesso e le lenzuola, e finalmente tutte fur larve e imagini del desiderato bene.
Ma per gli androni bui, sotto le vôlte Striscian fantasmi oscuri. Strisciano larve di minaccia avvolte Lungo il viscido e freddo orror de’ muri: E s’anima ad un tratto, ecco, ogni cosa, E umana forma prende, E sobbalza, gigante e maestosa: Viva una fiamma qua e l
Urlò questi; e non potendo sopportare l'ambascia, volle ritirare la mano per iscuoterne il fuoco, ma non potè; chè la larva gliela tenne ferma dicendo: Ricevi le stimate del demonio, vecchio ribaldo. E il Conte, mugolando per l'insoffribile crucciato, svenne da capo. Non ne può più, esclamarono le larve; lasciamolo a mordere la terra; e sì parlando si dileguarono con grandissimi scrosci di risa.
Venivano a lei i lamenti degli alberi sfrondati, dei nidi deserti; venivano le voci occulte dei fili d'erba, le timidi voci dei fiori còlti e dimenticati; e ad essi ritornavano i sospiri della sua giovinezza, i sogni, i rimpianti, le larve abbrunate.
Poi, come gente stata sotto larve, che pare altro che prima, se si sveste la sembianza non süa in che disparve, così mi si cambiaro in maggior feste li fiori e le faville, sì ch’io vidi ambo le corti del ciel manifeste. O isplendor di Dio, per cu’ io vidi l’alto trïunfo del regno verace, dammi virtù a dir com’ ïo il vidi!
Parola Del Giorno
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