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Aggiornato: 29 giugno 2025


Con uno sforzo disperato si sollevò sulle ginocchia e avvicinò il suo volto a quello del beduino. Un urlo lacerò il suo petto. Notis!.... Una commozione terribile lo scosse dalla testa ai piedi. Anelante, convulso, cieco di rabbia, allungò le mani verso il greco, ma le forze gli vennero meno e cadde pesantemente a terra, ripetendo con voce strozzata, indistinta: Notis!... Notis!...

Oggi, finalmente, acconsentendo a sensi civili sentiamo quanto sia indegno, che speri asilo nel tempio colui, il quale lacerò truculento i precetti del Dio che si adora l

E tu, spregevole donna, invochi ancora il perdono. No, Fathma, non v'è perdono. Un singulto lacerò il petto di Ahmed. Egli portò le mani agli occhi e quell'uomo fu visto a piangere. Nella capanna, per parecchi minuti tornò a regnare un penoso silenzio, rotto solo dai singhiozzi che sollevavano il petto del Mahdi e dal respirare affannoso di Fathma.

Un fanciullo lacero, in maniche di camicia, con un fazzolettino a scacchi sulla testa, corre sotto la pioggia, cantando con voce acutissima un ritornello popolare, interrompendosi ogni tanto per gittare con un grido un'ardita disfida alla tempesta: il bambino, figlio di nobili signori, è presso il balcone, pallido, ammalato, vestito di pelliccie, solo; e stanco si abbandona a pensare sul ricco libro di immagini che non lo divertono più.

Mettiamo addosso al ciociaro un lacero mantello, o una pelle di montone bianca o nera, ed avremo completato il suo ritratto, ma per carit

Le storie raccontano che il Generale Garibaldi in cotesta battaglia riportasse contusioni non ferite, e male si appongono. Verso sera del 30 egli salito su di un poggiolo di pietra porgeva lodi e grazie agli studenti che in cotesta giornata combatterono come persone cui paia ventura cambiare la vita con la fama di martire per la Patria, e gli animava a perdurare nell'alto proposito, gli avrebbe avuti desiderati compagni in altre prove; intanto abbassati gli occhi e visto il suo chirurgo Ripari piegandosi verso lui gli sussurrava nell'orecchio: «venite stanotte da me, perchè sono ferito, ma nessuno lo sappiaDifatti egli aveva riportato una ferita di palla nel fianco destro, che senza penetrare dentro gli aveva lacerato i muscoli dell'addome; pericolosa non fu mai, molesta sempre, e di guarigione difficile, sicchè non ne uscì guarito, che pochi giorni prima della caduta di Roma; egli ne tacque sempre, ora lo dice, ed il Ripari, che tutte le sere gliela medicò conferma. Ma questo accadde sul declinare del giorno; adesso il Garibaldi non ha tempo per pensare alle sue ferite; chiamato rinforzo e venuto da Roma condotto dal colonnello Galletti si scaglia con nuova lena contro i Francesi, i quali sopraffatti si ritirano; scopo del Garibaldi era circuire il nemico, ed assaltatolo con tutte le forze alle spalle troncargli la ritirata su Civitavecchia, e costringerlo a deporre le armi; e certo gli riusciva, se in cotesto suo moto mettendosi diritto alle batterie romane non fosse stato lacero dai fuochi di quelle, le quali traevano senza posa su la massa non distinguendo amici da nemici, ed anco se i Triumviri gli mandavano oltre i primi nuovi rinforzi; nonostante ciò il Garibaldi prosegue il corso della prospera fortuna, si lascia addietro la villa Valentini occupata da un battaglione francese, e si spinge fino alla villa Panfili, che espugna a furia di baionetta. I Francesi da per tutto in rotta: intanto quattro compagnie dei nostri si dispongono a conquidere il battaglione della villa Valentini tutta cinta di mura; il Bixio siccome lo porta l'ardore del sangue afferra il cancello, che chiude la cinta e squassando forte e urlando da spiritato tenta schiuderlo, mentre le palle strepitano schiacciandosi contro i ferri del cancello rasente alle dita dell'audace soldato; altri non meno animosi gli si uniscono, e con forze riunite lo schiudono; i Francesi aspettano gli assalitori, presi dallo spavento si danno alla fuga. Aperto appena il cancello una spaventosa apparizione agghiaccia i cuori dei più feroci: un cavallo e un cavaliere tornano dal campo verso Roma, quello muove i passi a stento, l'altro vacilla a destra e a manca ciondolando il capo; aveva abbandonate le redini, che strisciavano sul terreno: le mani teneva pendenti ai lati della sella; la criniera, il collo, il petto, le gambe davanti, lo bordature del cavallo grommose di sangue; di sangue del pari rappreso il ventre e le gambe del cavaliere sordidate: il volto di lui più che cera bianco, ed inclinato sul petto: qualche palla ferendolo nella grande aorta ventrale lo aveva di certo concio a quel modo. Veruno ebbe ardimento di fermare cotesto cavallo che se gli bastò la lena sar

Solo verso le dieci si vide da lontano Pasquale che correva in direzione della casa del maestro e si pensò subito che ci doveva essere qualche notizia. E infatti egli portava una lettera all’indirizzo di Silvio, giunta in quel momento alla villa col messo postale. Silvio lacerò rapidamente la busta con mano nervosa, e con indicibile apprensione.

Per ora taccio del Vascello, ci tornerò in breve; intanto si sappia che il Medici lo difende sempre, e che i Francesi sfogando sopra quello la soldatesca rabbia lo hanno lacero in modo, che se si regge ancora pare miracolo.

Con una sùbita risoluzione Loreta balzò in piedi e lacerò la lettera. Indi, quasi con un senso di sollievo e con un rinnovamento d'animo, uscì dalla sua camera per tornare alle faccende di casa. Avrebbe trovato di meglio: il suo dovere l'avrebbe saputo compiere ad ogni modo. In tutto quel giorno vide suo marito appena per brevi momenti.

La faccia del greco s'alterò e il sorriso beffardo che incoronava le sue labbra disparve. Tentò con un colpo disperato di disarmare l'avversario avventandogli una gran botta a mezza scimitarra. Ebbe per risposta una nuova puntata che gli lacerò la manica sfiorandogli la pelle. Non vi era più nulla da tentare.

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