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45 Queste parole ed altre suggiungendo, che tutte saria lungo riferire, e sempre le ragion redarguendo, ch'in contrario Ruggier gli potea dire; fe' tanto, ch'al fin disse: Io mi ti rendo, e contento sarò di non morire. Ma quando ti sciorrò l'obligo mai, ché due volte la vita dato m'hai?

101 L'obligo ch'io t'ho grande, è ch'una volta che tu passavi per quest'ombre amene, per te di mano fui d'un villan tolta, che gran travagli m'avea dati e pene. Se tu non eri, io non andava asciolta, ch'io non portassi rotto e capo e schene, e che sciancata non restassi e storta, se ben non vi potea rimaner morta: 102 perché quei giorni che per terra il petto traemo avvolte in serpentile scorza, il ciel ch'in altri tempi è a noi suggetto, niega ubbidirci, e prive si

DON FLAMINIO. Che quel c'hai a fare lo facessi tosto, ché il giorno va via e la sera se ne viene, e il beneficio consiste in questo momento di occasione. Usarò teco poche parole, ché la brevitá del tempo non me ne concede piú. Mi par soverchio ricordarti le cortesie che ti ho fatte; e il volerti far pregar con tanta instanza diminuisce l'obligo che mi tieni.

ERASTO. Vorrei poter sodisfar l'obligo di quanto fate per amor mio. CINTIA. E se non lo fo per amor vostro, per chi lo debbo far io? ERASTO. Ma dimmi, Cintio mio, tutte le paroli e che ti disse del venir alle due ore di notte e del comparir su la fenestra; ché non potei intender ben bene il tutto.

LIMOFORO. Maestro mio, per riservirvi in parte l'obligo grande che vi tengo di avermi allevata la mia figlia con tanto dispendio e amore, restarete in casa mia, voi e la balia: ove sarete padroni come son io, e sarete serviti e amati con quell'amore ch'avete amata e servita la figlia mia, mentre che viverete; vi sia bisogno piú di gir a Roma, che giá sète in etá di riposarvi e no straziarvi per viaggio e nelle letture, e vi servirá mia figlia come v'ha sempre servito.

TRINCA. Sète di quei padri che prima muoiono, che maritano i figli, per non contentarsi mai. PARDO. Or ho deliberato dar Sulpizia per moglie ad Attilio, e vo' che mi ubedisca, cosí per l'obligo che mi tiene di figlio, come per l'onestá della dimanda, e come per l'amor che mi porta: ché l'amor e l'ubedienza son sorelle carnali. TRINCA. V'è tenuto per obligo, e farallo per cortesia e per amore.

Bireno al conte con parole grate mostra conoscer l'obligo che gli have. Indi insieme e con molte altre brigate se ne vanno ove attende Olimpia in nave: così la donna, a cui di ragion spetta il dominio de l'isola, era detta; 85 quella che quivi Orlando avea condutto non con pensier che far dovesse tanto; che la parea bastar, che posta in lutto sol lei, lo sposo avesse a trar di pianto.

Desiava servir e riverir Callidora sotto l'imagine della morta sorella; d'accettarla per moglie indignissimo mi conosco: l'accetto per mia signora col tributo impostomi d'averla a servir sempre, e mentre duri la vita duri l'obligo.

36 Come servo fedel, che più d'amore che di memoria abondi, e che s'aveggia aver messo in oblio cosa ch'a core quanto la vita e l'anima aver deggia, studia con fretta d'emendar l'errore, vuol che prima il suo signor lo veggia: così l'angelo a Dio salir non volse, se de l'obligo prima non si sciolse. 37 Al monister, dove altre volte avea la Discordia veduta, drizzò l'ali.

PANURGO. E se v'ammazzo, quando mi pagherete l'obligo? ESSANDRO. Quando resuscitaremo. PANURGO. Troppo tempo ci vuole. ESSANDRO. Burli in cosa di tanto periglio? M'offendi sul vivo, avendomi il Cielo riserbato a tante miserie. PANURGO. Non è da saggio ricorrere al morire, quando per altra via si può uscir da affanno. Ditemi, di grazia, che cosa vi tormenta?