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Annetta fece l'ambasciata a Montoni e gli domandò un colloquio per la nipote: egli rispose che fra un'ora sarebbe stato nel salotto di cedro.

Stamattina, al levar del sole, sono stato a vedere la rassegna del presidio di Fez, che il Sultano fa tre volte la settimana, nella piazza dove ricevette solennemente l'Ambasciata.

O soprana bontá, quanti sono i favori che oggi tu mi concedi! dolevami di aver una femina, poi di averla perduta; or ho una figlia e un nipote di lei. Mi par mille anni di riveder l'una e l'altro, ché, dubitando di non averla a veder in eterno, sto con uno accesissimo desiderio di rivederla. DULONE. Ascoltate tutta l'ambasciata. ARREOTIMO. Non posso ascoltare, vieni ché me la dirai poi dentro.

NARTICOFORO. Io suspico certo che tu sarai entrato dentro qualche diversorio e ti arai ingurgitato qualche anfora, medimno o congio di liquor di Bacco; e cosí semisepolto nel sonno, ti sará apparso questo strano fantasma d'essere stato in casa di Gerasto, e in estasi gli facesti l'ambasciata e ancor nel somno parli meco.

Malgrado però[tn79] la vita varia e nuova che menavamo a Tangeri, s'era tutti impazienti di partire, per poter essere di ritorno nel mese di Giugno, prima dei grandi calori. L'Incaricato d'affari aveva mandato un corriere a Fez ad annunziare che l'ambasciata era pronta; ma dovevano passare almeno dieci giorni prima che fosse di ritorno. Notizie private dicevano che la scorta era in viaggio; altre che non era ancora partita; eran tutte voci incerte e contraddittorie, come se quella Fez sospirata non fosse a duecento venti chilometri, ma a duemila miglia dalla costa. E questo, da un lato, ci piaceva, perchè quella passeggiata di quindici giorni prendeva così, nella nostra immaginazione, l'apparenza d'un lungo viaggio, e Fez l'attrattiva d'una citt

La signora, credendo necessario comunicare al marito il soggetto della di lei sorpresa, mandò Emilia per avvertirlo che desiderava parlargli. La nipote non approvava l'ambasciata, temendo il mal umore dello zio; pure obbedì senza aprir bocca. Nell'avvicinarsi alle stanze, ove si trovava Montoni cogli ospiti, Emilia udì una contesa violenta.

Nella curiosissima opera di Filone, intitolata «L'ambasciata a Caio», si può vedere sino a qual punto Augusto fosse clemente con gli ebrei. Il dotto alessandrino afferma che Augusto trattò sempre con dolcezza gli ebrei, conferma che essi abitavano nel grande quartiere del Trastevere, erano per lo più schiavi liberati e non furono costretti a mutare le consuetudini dei loro padri.

Appena entrammo nella camera, prima ancora ch'egli avesse aperto bocca, il signor De Boni, a cui l'inserviente aveva fatto l'ambasciata, puntellandosi con uno sforzo supremo per alzarsi; volto ad Attilio, con voce soffocata ma abbastanza intelligibile ruggì: Fatemi giustizia: dicono che chi m'ha assassinato è il Beppe Rivella, ma, ricordatevi, che l'ha mandato il curato.

L'ambasciata veneto-polacca partì il 2 ottobre 1646 da Varsavia, accompagnata da 25 gentiluomini polacchi, e per Mosca e Nishni-Novogorod giunse a Casan il 12 febbraio 1647, ove si riposò per tre mesi.

Ed ecco che Gustavo non aveva ancora finito di assorbire il suo caffè, quando un domestico venne ad avvisarlo un garzone della banca essere salito di sopra ad annunziare che vi era qualcuno negli uffici che domandava di lui. Che cos'è? domandò Bancone vedendo il suo servitore parlar piano a Pannini. Questi ripetè l'ambasciata che gli era stata fatta.