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Sicuro che c'è del marcio! sciamano in coro i circostanti. Qui sotto c'è qualche imbroglio, qualche brutto intrigo dei signori anziani... E aggiungete pure del Gran Proposto!... Quando si pensa che Parigi, Berlino, Lucerna, Varsavia, infine le principali citt

Mandato, dal Comitato degli amici della Polonia in Parigi, a Varsavia, durando l'insurrezione nazionale Polacca, Ramorino, legato colla frazione capitanata dal Principe Czartoriski e dall'aristocrazia del paese, s'era condotto, negli ultimi tempi della guerra, in modo giudicato severamente dai migliori patrioti.

Il Conte Stanislao Polony, padre di Flora, di antica famiglia di Varsavia, era venuto giovanissimo in Italia col celebre poeta Adamo Mickiewicz a offrire il suo braccio alla nostra causa nazionale e dopo aver combattuto nelle cinque giornate di Milano, era stato con altri polacchi incorporato nell'esercito sardo.

L'ambasciata veneto-polacca partì il 2 ottobre 1646 da Varsavia, accompagnata da 25 gentiluomini polacchi, e per Mosca e Nishni-Novogorod giunse a Casan il 12 febbraio 1647, ove si riposò per tre mesi.

Spargendo a larghe mani favori e beneficî, operando per via d’imposture e per fortuna di caso guarigioni, parve dove angelo di beneficenza, dove iniziatore d’una religione rinnovatrice dei corpi e delle anime, dove un intermedio all’uomo ed a Dio. In mezza Europa, ignoranti e dotti, plebei e nobili, popoli e principi se ne contendevano la vista, la parola, il tocco, l’amicizia, l’opera; ma andando però o fermandosi successivamente in Lisbona, Cadice, Malta, Pietroburgo, La Aia, Bruxelles, Venezia, Varsavia, Francoforte, Strasburgo, Napoli, Bordeaux, Passy, Basilea, Brienne, Aix, Torino, Roveredo, Trento, lasciava dietro di come una striscia di imbrogli, di cabale, d’inganni, di furti. Non solo l’indole irrequieta ed avventuriera lo spingevano di citt

Si inviassimo dunque con 25 nobili polacchi a quella volta. Li 2 ottobre 1646 partii da Varsavia, per compagno del detto ambasciatore e giunsimo a 20 decembre in Mosca citt

La borghesaglia legittima e legalitaria si dichiarò soddisfatta; si soffiò il naso impeperonito: e con le dita intrecciate sul buzzo e tentennando la testa come i cuorcontenti di gesso, esclamò in falsetto pecorino: Le istituzioni son salve; l'ordine regna in Varsavia; ora possiamo tornare tranquillamente a barattare, a banchettare e a russare.