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Aggiornato: 23 maggio 2025


La democrazia radicale italiana ebbe da principio tradizioni, intenti, animo repubblicano. Ma rivelatasi nel 1848-49 l'insufficienza di moti popolari a costituire l'unit

Nel pubblico molti e molti scuotevano la testa quasi in segno di dileggio per l'insufficienza di tale ragionamento; un osservatore attento avrebbe potuto scorgere segni di ironia, appena visibili ad altri, nel volto degli stessi magistrati. L'avvocato Arzellini si mise a dimostrare, con la scorta delle perizie estragiudiciali, che lo stato mentale dell'inquisito non era sano.

Fabio Nannarelli (Poesie, Le Monnier, 1853 e 1856) è un poeta di ingegno non comune, cui arride certo un bell'avvenire; ha uno spirito nobile, appassionato del vero, che egli cerca nella poesia e nella vita, senza traccia di leggerezza e di frivolezza, come del resto tutta la giovane scuola poetica romana. Nannarelli conosce la letteratura tedesca, è un ammiratore di Schiller e di Lenau, sui quali ha scritto una monografia; ha in profondi elementi tedeschi, e la sua Musa ha un carattere strettamente germanico. La sua nota fondamentale è melanconica, grave e appassionata. V'è nella sua poesia un alito di morte, che sembra esser venuto a lui dalla Piramide di Caio Cestio, alla cui ombra dormon le ombre di Jung e di Schelley, grandi genî poetici riflessivi, così insoliti nella terra di Roma. L'insufficienza di una esistenza male ordinata, che i Romani sentono ogni giorno di più, più di un inglese o di un tedesco, spinge Nannarelli a cercare la solitudine e a sentire il culto del dolore, che in lui non è del tutto scevro di sentimentalismo. Sentendo l'abisso che separa l'aspirazione dalla realt

Mentre più che mai sentiva l'insufficienza delle sue forze, mentre più che mai capiva che, senza un aiuto, egli non sarebbe riuscito a cavarsi da quel ginepraio, sentì bussare alla porta che dava sulla galleria, e prima che avesse fatto in tempo a girar la maniglia, vide entrare nella stanza la madre col capo coperto da una cuffia di merletto e il corpo grasso e floscio avvolto in un accappatoio di lana bianca.

Ecco, continuò il dottor Grim * sventolando il fazzoletto dinanzi al volto che conservava un'espressione di tristezza profonda e di una stizza un po' comica: ecco che il signor Rigotti se n'è andato! felicissima notte. E chi resta?... e quella povera vedova che fu una martire anche da maritata? e quella figliuola abbandonata nello squallore, dopo esser vissuta nell'abbondanza e nella allegria?... ragioniamo. Il Rigotti ha lasciato scritto di paventare l'insufficienza dei mezzi e oggi che lui se n'è andato per questo motivo, chi, domando io, riparer

Ho detto: se anche noi credessimo un'utopia l'ideale socialista.... Non debbono dar luogo a dubbi queste parole. Certo, la persuasione non può essere nella più parte di noi così scientificamente fondata come è in quei molti dei nostri compagni di fede, dotti cultori delle scienze economiche, i quali, profondamente compresi della dottrina marxista, ne hanno dedotto con lunghi studi tutte le conseguenze teoriche e pratiche, trovando a tutte le obiezioni una risposta difficile a confutarsi. Si fonda principalmente la nostra persuasione su questo: che i vizi organici più gravi attribuiti all'ordinamento da noi voluto ci appaiono meno gravi di quelli inerenti all'ordinamento attuale; i quali sono gravi tanto da renderne impossibile, anche a giudizio dei suoi difensori, una lunga durata, senza profonde modificazioni; modificazioni che noi giudichiamo insufficienti a salvarlo. E ci fondiamo anche più saldamente sulla ragione vittoriosa che crediamo di poter opporre a quella che è l'obiezione capitale messaci innanzi da tutti i nostri avversari: l'insufficienza, cioè, del sentimento dell'interesse pubblico a sostituire come stimolo al lavoro il sentimento dell'interesse privato, in quel tanto che questo secondo interesse verrebbe ad essere, in una societ

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