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Aggiornato: 1 giugno 2025


Il vecchio duca dell'Isola, suo proprietario, era stato colpito la notte istessa da grave malore, e trovavasi in fil di vita. L'infermo, che conservava ancora tutte le sue facolt

La speranza è l'ultima a morire; disse l'infermo. Ma ce n'è così poca.... così poca! Vediamo, signor Almirante; lasciate che ne giudichi anch'io. E per cominciare, permettete che io vi faccia qualche domanda. Fate, amico mio, fate; son pronto a rispondervi. Da chi aspettate giustizia? dal re Ferdinando?

Oh, non dubiti, Vossignoria! gridò il maggiordomo. Non dimenticherò una parola. Il signor Vitali fu quegli che mi mandò a cercare il nipote, ed io l'ho obbedito. Saranno adesso venti giorni da quella notte che il marchese di Montalto è venuto in casa, e s'è rappattumato col nonno. La notte appresso tornò, insieme col medico Mattei, il quale ha esaminato l'infermo e la cura del signor Collini.

Vi mettete a tenere il sacco all'erede, prima che sia morto il nonno; al quale frattanto si abbrevia la vita con quelle medicine che non ardiscono mostrarsi alla luce del sole. Se fossero tali da risanare l'infermo, il vostro Montalto e il suo complice non si nasconderebbero nelle ombre della notte, e voi non vi fareste a mentire, a negar quello che io so, senza bisogno che lo confermiate voi.

Quand'ella tornò presso l'infermo, alcuni fenomeni della fatale malattia si erano alleviati; minori i granchi allo stomaco, minore il vomito; ma erano sopraggiunti altri sintomi gravissimi: la pelle sparsa d'un sudor freddo e viscido, la tinta terrea, gli occhi infossati nell'orbita, il respiro affannoso, la voce rauca e sepolcrale.

Silenzio. A quando a quando l'infermo chiamava sottovoce: Ernesta?... Accorreva essa e gli ordinava con un bacio: silenzio! Quanti fantasmi luminosi in quel buio, quante parole confortatici mormorate da invisibili creature! Le ore scorrevano lente, il cuore della povera donna le misurava con un battito tranquillo.

Di tre cavalli è il cocchier conduttore: dunque che fu di quell'altro brigante? Dico che il pose di dietro il signore al cocchio per staffier o vuoi per fante. Filinor nostro è d'intelletto raro, e in ogni caso ritrova il riparo. Fu bella cosa quell'ostier sentire a comandare alla moglie e a' famigli, che si dovesse l'infermo ubbidire.

Calma, molta calma, emollienti, torpenti, e sperare in Dio; ma certo ci sarebbe voluta la gioventù, e una macchina meno maltrattata da tanti travagli e burrasche. L'infermo aveva spesso la visione del passaggio imminente. Guardava davanti a nello spazio, con gli occhi sbarrati, dolendosi di non vedere più nulla.

Signor Giovanni, proseguì il gesuita, poichè fu cessato quell'assalto di tosse, io non so proprio che dirle. Ella mi ha mandato a chiamare. Son qua. Che cosa dimanda Ella dai suoi nemici? Miei nemici? chiese l'infermo con un gesto di meraviglia. E può credere che io.... , credo che qualcheduno l'abbia data ad intendere a Lei.

Questo era dunque il risultato: ella che voleva far ricredere l'amante, che voleva accostarlo alla propria fede, ella stessa era ridotta a dubitare, a negare. Invece di guarire l'infermo ella stessa aveva preso il suo male; invece di mondare il caduto ella stessa erasi contaminata!

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