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Aggiornato: 7 maggio 2025
Infine lei, lei l'A... con quanta schiettezza di impressioni narra dei suoi primi anni e la potente emozione che la fece, di balzo, uscire dalla puerizia: la scoverta sotto la tettoia, riposta tra vecchi arredi di casa della cassa contenente tutto che servì ai funebri del povero morto, riposta lì per esser dimenticata!...
E fu in quella stagione che il giovane direttore di orchestra si fece anche ammirare come violinista, suonando con nuova squisitezza l'a solo dei Lombardi, di cui ogni sera il pubblico entusiasta chiedeva la replica.
Ah! Tu non l'a... cominciò Fritz Eisenstein; ma levandosi ad un tratto da sedere, in preda ad una grande emozione, si corresse vivacemente: No! No!... Tu l'amavi; oh se l'amavi! Ed è bella, ed è buona, ed è vera questa piet
A noi sen' vien cantando il ben amato, e, poi che è presso, dice: «In cortesia, deh, lasciatevi amar, Madonna mia.» Piega il ginocchio e trema all'aspettare. Convien che s'armi il cuor per l'a venire, poi che non sempre splende gajo il sole; non sempre il prato esprime le viole, la fresca rosa e il gilio intatto e mite.
Attivi faccendieri rinfrescavano infaticabilmente i ricordi della gloria imperiale; e in cento caserme spiccavano le effigie dell'uno e dell'altro Napoleone con sotto il ritornello: Dieu nous l'a pris et Dieu nous l'a rendu!
I suoi esercizi erano numerosi e variati. Dava principio al trattenimento il giuoco della tartaruga, nel quale si vedeva Quintino ad allungar le gambe all'indietro della testa, accavallandole attorno al collo, mentre, appoggiandosi colle mani sulla stuoia, dondolava col corpo fra le braccia dritte, tese, che parevan di ferro. Poi c'era il salto chinese, e poi l'a due, ovverosia la passeggiata comica: in questo esercizio Quintino faceva sbellicar dalle risa passeggiando guardandosi intorno coll'aria da moscardino, arricciandosi i baffi, fingendo di fumare con un pezzo di legno, che avrebbe dovuto essere un mozzicone di sigaro, tenendosi il cappellaccio piegato sulle ventiquattro; e tutto ciò mentre Marco, col muso basso e col cheppì che gli cadeva sugli occhi, gli entrava e gli usciva di mezzo alle gambe, seguendolo ad ogni passo senza mai farlo incespicare, con una precisione di tempo degna di un matematico. Ma la rappresentazione finiva però sempre col meraviglioso salto del Niagara, che veniva annunciato come un grande e straordinario esercizio, unico nel suo genere. Difatti era questo, si può dire, il cavallo di battaglia del celebre Quintino. Figuratevi ch'egli saliva come un gatto in cima a sei o sette seggiole, messe l'una sull'altra; poi, quand'era arrivato all'ultima, mentre la mobile colonna dondolava sotto il suo peso, Quintino, il capo all'ingiù, si sollevava dritto sulle braccia, colle gambe all'aria, stava l
Mi vien voglia di dire ad alta voce il Mal francioso di Stracin da Siena; ma so che tutti lo sapete a mente come il Pater e l'Ave e l'a b c. Orsú! Farete tanto che a la fine vi lascerò di pian come ser Zughi. Par quasi che non sappia quel c'ho a dire. Son costor che da ogni ora, qua di dietro, mi stanno a festucar ch'io mi ricordi non so che d'argomento o serviziale o cristeo.
Il «fa» era dunque l'A, e, in inglese, si pronunciava «e». Il «si» era B; il C si pronunciava «si», ed era il «do». E così via. Niente di più semplice. Ma il risultato fu sconcertante. Nancy insisteva a voler compitar sillabe e fabbricar parole al pianoforte, e non trovava l'«o», e non trovava l'«u», e non trovava niente.
Più sotto alla S, v'era un'A, e più sotto ancora, la S e l'A s'univano in un monogramma, come due amanti che dopo battuta diversa via, si ritrovano e si congiungono per sempre. Lidia mi restituì il coltellino, prese il mio braccio e s'incamminò meco senza far parola.
Conosco quasi tutti i reporters al nostro processo. Il più vecchio è probabilmente Leopoldo Bignami, qui per la Stampa di Torino. Quando scriveva per il Pungolo di Leone Fortis era fegatoso e io lo chiamavo un latrinista della penna. Adesso mi pare si sia modificato. Non voglio offendere nessuno. Ma credo che il più illustre tra loro sia l'A. G. Bianchi, del Corriere della Sera. Da semplice reporter di fatti cittadini è diventato uno dei più distinti scrittori di criminologia. Tra i molti suoi libri, conosco il Mondo criminale italiano, scritto con Ferrero e Sighele, e il Romanzo di un delinquente nato. Pochi possono aspirare al suo avvenire. La bont
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