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Aggiornato: 10 giugno 2025


Il commendatore Ratazzi, il quale è il meno avanzato degli anzidetti tre uomini politici, sarebbe forse il più sostenuto, perchè egli sa che l'ora sua è inevitabilmente segnata ed egli non esordisce oggidì. Il generale Alfonso Lamarmora non è che un soldato, e niente più che un buon soldato. La politica è per lui del chinese.

Con sagace industria di gusto, esso era stato ridotto a vaghissimo giardino, sparso di graziose macchine d'architettura chinese riccamente illuminate, e fra cui s'inalzava un gran Trasparente dove era rappresentata co' suoi simboli la Toscana, in atto d'offrire un sacrifizio di ringraziamento a Imeneo: felice allegoria della circostanza.

Il rovescio dei coperchi delle botole, le secchie, i barili, le antenne, le assicelle, tutto è tinto di rosso, strisciato di bianco o di azzurro. Il casotto dove stan le famiglie dei marinai è anch'esso colorito come un chiosco chinese, e ha i suoi vetri limpidissimi e le sue tendine bianche ricamate e legate con nastri color di rosa.

I suoi esercizi erano numerosi e variati. Dava principio al trattenimento il giuoco della tartaruga, nel quale si vedeva Quintino ad allungar le gambe all'indietro della testa, accavallandole attorno al collo, mentre, appoggiandosi colle mani sulla stuoia, dondolava col corpo fra le braccia dritte, tese, che parevan di ferro. Poi c'era il salto chinese, e poi l'a due, ovverosia la passeggiata comica: in questo esercizio Quintino faceva sbellicar dalle risa passeggiando guardandosi intorno coll'aria da moscardino, arricciandosi i baffi, fingendo di fumare con un pezzo di legno, che avrebbe dovuto essere un mozzicone di sigaro, tenendosi il cappellaccio piegato sulle ventiquattro; e tutto ciò mentre Marco, col muso basso e col cheppì che gli cadeva sugli occhi, gli entrava e gli usciva di mezzo alle gambe, seguendolo ad ogni passo senza mai farlo incespicare, con una precisione di tempo degna di un matematico. Ma la rappresentazione finiva però sempre col meraviglioso salto del Niagara, che veniva annunciato come un grande e straordinario esercizio, unico nel suo genere. Difatti era questo, si può dire, il cavallo di battaglia del celebre Quintino. Figuratevi ch'egli saliva come un gatto in cima a sei o sette seggiole, messe l'una sull'altra; poi, quand'era arrivato all'ultima, mentre la mobile colonna dondolava sotto il suo peso, Quintino, il capo all'ingiù, si sollevava dritto sulle braccia, colle gambe all'aria, stava l

Il signor Damelli si congedò e di a cinque minuti capitò Drollino. La Duchessa si trovava in quel tal salotto chinese dove tanti anni addietro, aveva saputo ottenere per Drollino, il dono di Mia e dove aveva dato a questo, per forza, quel memorabile bacio. Milla avrebbe voluto ora far della diplomazia con Drollino. Ma la diplomazia non era mai stato il forte di quella cara donnina.

Lo scandalo avvenuto nel chiosco chinese non avea soltanto fatto tramontare ogni possibilit

In dieci minuti fui nella Theresienstrasse, passando accanto ai viali ombrosi della Burg, dove forse Violet soleva passeggiare, e trovai, presso una fontana, la casa indicatami. Era elegante, nello stile del Rinascimento tedesco, con i balconi sporgenti e i pinnacoli dal cappello chinese sugli angoli del tetto. Due finestre vicine, al primo piano, avevano fiori. Erano quelle di Violet?

Una notte, il capitano di polizia Petty essendosi assicurato che, all'ultimo piano della casa N. 8 Pell Street, un certo Ah Foo, chinese, teneva un ridotto pei fumatori d'oppio, vi entrò con alcuni agenti e fece arrestare quanti vi si trovavano, cioè il padrone, la moglie e quindici fumatori.

Guardava molto fissamente, pensando certo a tutt'altro, un fiore del tappeto, mentre una mano giocava con un gioiello, che le pendeva dal collo, e l'altra faceva girare macchinalmente tra le dita di neve un piccolo parafuoco chinese.

Il Governatore ricomparve, ravvolto in un caic bianchissimo, che gli scendeva dal turbante fino ai piedi. Lasciò le babbuccie gialle in un canto e sedette, coi piedi nudi, sopra una materassa, in mezzo al Ducali e all'Ambasciatore. Gli schiavi portarono vasi di latte e piatti di dolci, ed egli stesso, Ben-el-Abbassi, fece il e lo versò in bellissime tazzine di porcellana chinese, che il suo servo favorito, un giovane mulatto dal viso rabescato, portò in giro ad una ad una. Non si può dire la grazia e la dignit

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