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Aggiornato: 13 giugno 2025


Era una folla di ministri, di consoli, di dracomanni, di segretarii, di cancellieri, una grande ambasciata internazionale, che rappresentava sei monarchie e due repubbliche, composta per la maggior parte di gente che aveva girato mezza la terra.

Stanco della sua lunga peregrinazione attraverso i centri della vita internazionale, il duca Gastone di Précourt era stato preso dalla nostalgia dei boulevards; ma, tornato a Parigi, aveva cominciato a frequentare la casa di sua figlia, riconoscendo con lei i suoi torti, facendo proposito di mutar vita, mutandola infatti, e passando il suo tempo in compagnia delle due donne, che trattava non da parenti, ma da amiche a cui si vuol riuscire gradito.

Il partito internazionale si lusingò un momento di aver l’ausilio di Garibaldi, dopo che gli aveva consentito a recarsi al congresso di Ginevra. Nulla di più assurdo; e se i socialisti non se ne sono convinti, basterebbe ricordar loro il fatto che Garibaldi si rifiutò al 1871 di portare la sua spada in difesa della Comune di Parigi, e nol permise a suo figlio Menotti, che vi era stato chiamato.

Il Comitato Centrale agiva d'accordo col Comitato internazionale socialista-anarchico residente all'estero. I presidenti dei Fasci sono scelti fra gli ammoniti ed i facinorosi. Fu istituito un comitato d'azione per preparare meglio la rivoluzione. Sul principio il Comitato si tenne separato dagli anarchici: e si unì poi a loro nel novembre del 93.

Fondai una sezione di popolani nell'associazione e l'Apostolato popolare col motto: Lavoro e frutto proporzionato. E ristrinsi pure in quelli anni i vincoli di fratellanza che, annodati nella Svizzera tra noi e i Polacchi, erano stati rallentati dai casi. importa oggi ricordare i particolari di quel nuovo lavoro internazionale.

Le Insurrezioni del 1859 e del 1860 non furono che una rivendicazione del diritto italiano, affermato e sancito al 1848. Al 1848 furono distrutti i trattati di Vienna, che erano un vincolo internazionale per le dinastie straniere in Italia; e fu dichiarata la decadenza dei Borboni e degli altri principi che allora governavano nella penisola.

Quanto al commercio internazionale, non ne ravvisa le ragioni essenziali, poiché solo lo attribuisce alle differenze naturali, che inducono una divisione del lavoro territoriale, e non pone mente alla divergenza di costo comparativo delle ricchezze scambiate nei vari paesi.

Quanto alla vita internazionale dell'Italia d'oggi, non occorre spendervi lunghe parole: non esiste. Gli uomini della monarchia non hanno coscienza di missione Italiana nel mondo, concetto o disegno politico da uno infuori: trascinare di giorno in giorno, attraverso brevi espedienti e sempre seguendo chi sembra momentaneamente potente, una incerta e fiacca esistenza. Le rare frasi, rubate a un dispaccio russo o britannico e proferite con sussiego di chi ha una dottrina, da chi regge per le faccende Estere, farebbero sorridere se non facessero arrossire. Guerre e paci ci furono sempre dettate. L'avvenire d'Italia e la moralit

E altri tre eserciti s'avanzan di corsa, empiendo il cielo del loro grido. Passano i venti reggimenti rossi del '66, fiancheggiati dalle artiglierie dell'esercito regio, portando in trionfo l'intrepido Lombardi, grondante d'acqua del Chiese, tinta del sangue della sua fronte spaccata, e il fortissimo Chiassi ferito nel cuore, e il temerario Castellina, crivellato di palle a Vezza, e le sue guide e i suoi aiutanti che fecero una barriera di petti fra lui e la morte sulla via di Tiarno, e lo stuolo eroico ch'egli spinse all'ultimo assalto di Bezzecca. E poi un'altra grande ondata di divise purpuree, biancheggianti di polvere, i bersaglieri del Burlando e dello Stallo, i carabinieri genovesi del Mayer, ultimi a lasciare il campo fatale, i lombardi e i romagnoli del Missori, e sovrastanti a tutti, soffocati dalla rabbia e dal dolore, risoluti a morire, il vecchio Fabrizi, Alberto Mario, il Friggeri, il Pezzi, il Cantoni morto, il conte Bolis morto, il Giovagnoli morto; tutto l'esercito di Monterotondo e di Mentana, illuminato da un raggio d'oro della gloria di Roma. E finalmente l'esercito internazionale dei Vosgi, vestito di mille fogge e armato d'ogni forma d'arme, una folla tempestosa d'italiani, di francesi, di spagnuoli, di greci, di polacchi, d'algerini, di soldati stanziali e di volontari e di franchi tiratori e di guardie mobili, che sollevano in alto anch'essi i loro morti gloriosi e le loro bandiere insanguinate, e confondono la loro voce con le voci lontane di quelli che passarono, gridando: Gloria a te, che ci guidasti per tante vie e su tante terre a combattere, sempre per una causa grande come l'anima tua. Gloria a te, sempre il primo ad assalire, sempre l'ultimo a cedere, sempre il più forte nella sventura, sempre il più mite nella vittoria, sempre grande egualmente nell'ira e nell'amore, nella oscurit

Berto Candriani s'aprì un varco tra i gruppi, traversò con Giselda un lungo corridoio, poi la sala pei fumatori, dove sedevano alcuni uomini, timidi o noiati, che si scambiavan gli astucci delle sigarette o i gravi propositi d'una più energica politica internazionale; passò oltre la sala rossa, tutta rossa fiammante per le tappezzerie e pel colore dei mobili dorati, e si fermò nella sala rosea che precedeva la sala da ballo.

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