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Aggiornato: 14 maggio 2025


E altri tre eserciti s'avanzan di corsa, empiendo il cielo del loro grido. Passano i venti reggimenti rossi del '66, fiancheggiati dalle artiglierie dell'esercito regio, portando in trionfo l'intrepido Lombardi, grondante d'acqua del Chiese, tinta del sangue della sua fronte spaccata, e il fortissimo Chiassi ferito nel cuore, e il temerario Castellina, crivellato di palle a Vezza, e le sue guide e i suoi aiutanti che fecero una barriera di petti fra lui e la morte sulla via di Tiarno, e lo stuolo eroico ch'egli spinse all'ultimo assalto di Bezzecca. E poi un'altra grande ondata di divise purpuree, biancheggianti di polvere, i bersaglieri del Burlando e dello Stallo, i carabinieri genovesi del Mayer, ultimi a lasciare il campo fatale, i lombardi e i romagnoli del Missori, e sovrastanti a tutti, soffocati dalla rabbia e dal dolore, risoluti a morire, il vecchio Fabrizi, Alberto Mario, il Friggeri, il Pezzi, il Cantoni morto, il conte Bolis morto, il Giovagnoli morto; tutto l'esercito di Monterotondo e di Mentana, illuminato da un raggio d'oro della gloria di Roma. E finalmente l'esercito internazionale dei Vosgi, vestito di mille fogge e armato d'ogni forma d'arme, una folla tempestosa d'italiani, di francesi, di spagnuoli, di greci, di polacchi, d'algerini, di soldati stanziali e di volontari e di franchi tiratori e di guardie mobili, che sollevano in alto anch'essi i loro morti gloriosi e le loro bandiere insanguinate, e confondono la loro voce con le voci lontane di quelli che passarono, gridando: Gloria a te, che ci guidasti per tante vie e su tante terre a combattere, sempre per una causa grande come l'anima tua. Gloria a te, sempre il primo ad assalire, sempre l'ultimo a cedere, sempre il più forte nella sventura, sempre il più mite nella vittoria, sempre grande egualmente nell'ira e nell'amore, nella oscurit

Ma Giovagnoli, nativo di Monterotondo e ben conoscendo il Ramarini, scrisse a Narratone consigliando Bertani a desistere dal suo proposito e assicurandolo che il conte papalino, decorato da Pio nono della croce di cavaliere di non si sa qual ordine, non avrebbe accettato la sfida.

Pochi giorni dopo la breccia di Porta Pia, in settembre del 1870, Bertani incaricò il commilitone Domenico Narratone, testimonio della schifosa scena, d'irne a Monterotondo a portare, in compagnia di Raffaele Giovagnoli, un suo cartello di sfida all'autore dell'indegno atto di tre anni innanzi.

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