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Aggiornato: 1 luglio 2025


Mi avevano guardato in viso un po' stupìti di quel che avevo dato in nome della «Tesoriera dei poveri». È anche troppo! aveva esclamato il parroco, ringraziandomi. Non è mai troppo! soggiunse il dottore ridendo.

Faccia, faccia; quando vedo festeggiare i miei libri, mi par d'essere una mamma che si rallegra delle cortesie usate ai suoi bimbi. Pur c'era una cosa che turbava Maria. Molti tra questi libri non erano italiani, e la ragazza, dopo averne guardato il frontispizio, si affrettava a ricollocarli a posto con una certa aria di mortificazione.

Anne-Marie la guardava, soggiogata e rapita da quegli occhi straordinari, quegli occhi di fuoco e di velluto, così innocenti che parevano non aver guardato che nelle anime di fiori e di fanciulli; così teneri che parevano non aver pianto che per i dolori altrui.

Vuol dire che quegli scrittori hanno forse tutte le doti di artisti, non mi riguarda, ma quando gridano di riproduzione dal vero non sono esatti: si sono fermati a' giubbetti ed ai fioretti, e nelle anime non hanno guardato: se le anime avessero vedute e sentite ben altro dovere avrebbero dato alla loro letteratura.

Invece la mente inquieta di Marta continuava a struggersi. Prima di uscir di casa ella aveva baciato Alberto al suo posto prediletto, dietro l'orecchio, facendogli promettere che a tavola, quando ella lo avrebbe guardato, ricorderebbe quel bacio e sarebbe come se ne ricevesse un altro.

Perchè questi due popolani che avevano guardato la morte in faccia con tanto sangue freddo, e non l'avevano temuta; perchè se un signore avesse dato loro uno schiaffo, e ciò arrivava ad ogni istante, questi due uomini avrebbero abbassata la testa senza dir verbo o sarebbero partiti borbottando una bestemmia orrenda?

Basta osservare il portamento del capo, lo sguardo che vi cerca lo sguardo, la piega sdegnosa all'angolo delle labbra... L'ho guardato bene. E non si lamenta mai, parla poco, non vuole essere baciato, è pronto a tutto. Vive gi

Perchè della morte d'Ulisse nel mondo mai come di Diomede certezza non s'ebbe però qui di lui di ciò così si risponde, cominciandosi dal suo dipartire da Circe, la quale, secondo le poetiche favole, fu una donna figliuola del Sole, che, dimorando in alcuna montagna di Calavra, sopra una terra nominata Gaeta, co' suoi beveraggi, bestie gli uomeni faceva diventare; si che tornando alcuna volta il detto Ulisse di Grecia con sua compagnia nella detta montagna pervenne, nella quale molta di sua gente così abbeverata rimase, di che egli essendosi guardato ed essendone istato da lei più volte richiesto, finalmente con alquanti compagni da lei partendosi, così cercando il mare e la terra con loro procedette, come nel presente testo apertamente si conta.

Dio!... Se l'Adele fosse rimasta offesa, non l'avrebbe più guardato con quegli occhioni buoni; non gli avrebbe più detto con quello sguardo lungo e profondo, che gli volea bene!... Ma non era tutta la sua felicit

L'altro era uno scièk negro, tozzo, robusto, dal volto feroce, senza barba, con due occhi grandi e brillanti, naso assai schiacciato e labbra sporgenti. Dunque tu mi raccontavi? diceva lo scièk. Che egli è qui, rispose il beduino con accento straniero. Sei proprio sicuro? Sicurissimo, El-Mactud. Quando l'hai veduto? La decorsa notte passando dinanzi ad un tugul guardato da venticinque guerrieri.

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