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Aggiornato: 23 giugno 2025
Bruno aveva osservato che le labbra di lei avevano un rosso inverosimile e che troppo sovente apriva una scatola d'oro legata a una catenella che le pendeva dal fianco e guardandosi in uno specchio piccolo, si passava sul viso, rapidissimo, un minuscolo piumino.
Tutti mentiscono un poco, nell'amore ella soggiunse, a occhi bassi, appena appena rimproverandogli, così, la sua menzogna della sera scorsa. Egli non comprese. Poichè non ti amava, da tanto tempo, non eri tu libero? No egli disse, tetramente, Ero legato. Come? Legato da un giuramento. A Lei? A me stesso. Non ti capisco ella disse, ancora, guardandosi le perfette mani. Io l'amavo... Ebbene?
Il capocomico. Lettere? Il segretario. Nessuna. La posta è tutta qui. Porti in camerino. Poi, guardandosi attorno e rivolgendosi al Direttore di scena: Oh, qua non ci si vede. Per piacere, faccia dare un po' di luce. Il direttore di scena. Subito.
I suoi esercizi erano numerosi e variati. Dava principio al trattenimento il giuoco della tartaruga, nel quale si vedeva Quintino ad allungar le gambe all'indietro della testa, accavallandole attorno al collo, mentre, appoggiandosi colle mani sulla stuoia, dondolava col corpo fra le braccia dritte, tese, che parevan di ferro. Poi c'era il salto chinese, e poi l'a due, ovverosia la passeggiata comica: in questo esercizio Quintino faceva sbellicar dalle risa passeggiando guardandosi intorno coll'aria da moscardino, arricciandosi i baffi, fingendo di fumare con un pezzo di legno, che avrebbe dovuto essere un mozzicone di sigaro, tenendosi il cappellaccio piegato sulle ventiquattro; e tutto ciò mentre Marco, col muso basso e col cheppì che gli cadeva sugli occhi, gli entrava e gli usciva di mezzo alle gambe, seguendolo ad ogni passo senza mai farlo incespicare, con una precisione di tempo degna di un matematico. Ma la rappresentazione finiva però sempre col meraviglioso salto del Niagara, che veniva annunciato come un grande e straordinario esercizio, unico nel suo genere. Difatti era questo, si può dire, il cavallo di battaglia del celebre Quintino. Figuratevi ch'egli saliva come un gatto in cima a sei o sette seggiole, messe l'una sull'altra; poi, quand'era arrivato all'ultima, mentre la mobile colonna dondolava sotto il suo peso, Quintino, il capo all'ingiù, si sollevava dritto sulle braccia, colle gambe all'aria, stava l
Ma guardandosi d’intorno non si trovava troppo incoraggiato al passo fatale; il matrimonio gli faceva paura. Passeggiando per Venezia incontrava dei fidanzati inseparabili, sotto l’occhio vigilante della mamma. Gli pareva che dovessero affrettare le nozze per liberarsi da quel caro cerbero che spiava i loro dialoghi e quasi i pensieri.
Questa battè le mani gioiosamente. Sarebbe meglio venderlo, osservò la signora Veronica. No, no, proruppe Betta. Rimasero tutte un po' incerte guardandosi; finalmente la mamma disse con voce strozzata: Che cosa ti metterai, quando ti alzi? Ma il volto di Tina si era oscurato; respinse l'abito con un gesto. Portatelo via, non voglio più vederlo.
Un'udienza del governatore? disser molti ad una voce maravigliando e guardandosi l'un l'altro a vicenda. Me ne rincresce, cara signora, disse allora il vecchio caporale, ma ciò vi sar
Da uomo savio ed accorto, il nostro Damiano non prese altre mani, nè per stringere, nè per baciare. Ce n’erano troppe, del resto, e di belle e di brutte, di delicate e di ruvide. Ad un certo punto, guardandosi intorno.... altro che mani, buon Dio! Tra vecchie e giovani, stavano a contemplarlo due dozzine di femmine.
Una bomba che fosse caduta e scoppiata nel bel mezzo della sala, non avrebbe sbigottito maggiormente e Maurizio e Carlotta. Si trovarono in piedi ambedue contemporaneamente, guardandosi attoniti. Santo cielo! esclamò la signora. Tu scherzi! gridò il cavaliere. Una fortuna gettata dalla finestra! riprese la signora. E per questo il conte aveva l'aria malinconica! aggiunse il cavaliere.
Quando incomodiamo un amico, siamo sempre felici ch'egli non si trovi male nel luogo dove l'abbiamo tirato contro sua voglia, o contro le sue consuetudini. Non credevo che queste montagne fossero così belle; diceva egli, guardandosi intorno. Sta a vedere che m'innamoro dei boschi, e faccio un idilio ancor io! Non dipender
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