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Aggiornato: 16 giugno 2025
»E Rosilde invano cercava di distoglierlo dal suo violento proposito, e gridava e lo scongiurava..... »La Provvidenza ci aveva mandati in buon punto. »Al nostro arrivo Rosilde sorrise di gioia e arrovesciò il capo stanco sul guanciale ch'io credevo spirasse. »Ma ella ritornò in sè; e stese la mano a Don Luigi mormorando: grazie! siete venuto, siete buono!
Avete le vostre pantofole, il vostro letto, la vostra lampada che fumiga sulla minestra fumante, un guanciale di mammelle avvizzite, e una collana di chiassosi marmocchi!... Tenete per voi tutto questo!... Ho i miei muscoli, il mio coraggio, e un fucile preciso!... Il Presidente. La seduta è tolta!... Io.
Ordinò pertanto che si apprestasse loro una refezione e li gratificò di qualche scudo. Dopo il silenzio d'alcuni minuti, il Generale, ritiratosi nella propria stanza, mi fece di lì a poco chiamare. Egli giaceva sul suo letticciuolo di ottone, il gomito sinistro appoggiato al guanciale e il capo alla mano.
Lucia si fece innanzi, tutta pallida ma senza tremiti, passò un braccio sotto al guanciale e lo alzò delicatamente; il povero fanciullo gemette più forte. Il cognac fu inghiottito a fatica. Lucia riabbassò il guanciale, su cui il malato girò lentamente il capo posandolo su una guancia; cessò il gemito, parve assopito. Parve morto a la fanciulla, che si rizzò presa da subito, invincibile sgomento e levò lo sguardo spaurito in cerca di conforto. Si incontrò in due occhi chiari, che la fissavano con intensit
E questa non ebbe tempo di rispondere, perchè appunto uno scoppio di applausi fragorosi, le fece morire la parola sulle labbra. La cieca levò un istante il capo dal guanciale, porse orecchio quasi spaurita, poi rimettendosi a giacere, parlò basso a Margherita. «Mi pare che si debba essere vicini al tramonto...? «Sì disse la fanciulla il sole batte appena nel comignolo della casa di don Marco.
E così dicendo trasse di sotto al guanciale un ricamo in seta, colle nostre cifre intrecciate. Ed è questo che tu mi nascondevi? domandai commosso. Tu dunque mi spiavi? interruppe scherzando. Ahi! quanto i miei sospetti erano stati ingiusti! e come avrei io pagato quell'anima buona dell'ingiuria che le avevo fatto?
Che fai? E perchè non mi lasci andare?» Vinta dall'affanno, la povera donna cadde col capo rovesciato sul guanciale, in atto di così stanco abbandono, che allora Giuliano capì a quale estremo si trovasse. Si chinò sopra di lei per dirle qualcosa; ma la parola gli si annodò nella strozza: alzò le mani come per chiedere aiuto a qualcuno di lassù; e toltosi dal letto andò di qua di l
Povero Leonardo! lo vedi, bisogna dormire. Povero Leonardo! ripetè il cieco; e poco dopo soggiunse: Manca molto all'alba? Tre ore. Bisogna dormire. Egli si abbandonò sul guanciale, essa tornò lentamente al divano.
Spiegò il suo progetto che fu approvato dal conte. Erano tornati in apparenza calmi e quando si separarono si strinsero da buoni amici, la mano. Ma il conte rimasto solo, cadde annichilito sul divano e celando il volto in un guanciale di seta, in un parossismo d'ira impotente, pianse come un fanciullo. Il Genio del male.
Poi di nuovo, d'un tratto si rizzò a sedere, mentre l'onda dei capelli che le cadevano sulla fronte, sulle spalle, andava, veniva, si agitava fantasticamente sull'origliere, sul guanciale bianco, sul casacchino rosa.... A capo chino, cogli occhi bassi, fuggenti, il signor Ambrogio vedeva sempre tutto quel biondo, come vedeva sempre il Kloss. E il suo amico?...
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