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Aggiornato: 22 giugno 2025


Scendeva Loreta i gradini della chiesa insieme a un gruppo di signore sue conoscenti, quando notò dinanzi al municipio, in unione a suo marito, che ve la stava attendendo come ne aveva costume, il nuovo proprietario di Morò-Casabianca.

Mi fermo sopra Roma, all'intersecazione solenne delle strade celesti, felice di essere in mezzo al gran popolo simbolico e mutevole delle Nuvole. Perchè s'affretta così quel piccolo cirro elegante, snello e biondo chierico dalla sottana rossa e dalla cotta bianca? Ora s'inginocchia sui gradini del cielo.... A lui fu dato l'incarico d'accendere tutti i ceri delle costellazioni.

Imilda non ascoltò più, ed aggrappandosi ai gradini, discinse le chiome, le scompose, con quelle si velò il volto per pudicizia, poi ancora, ma più rassegnata, scongiurò: E se vuoi mandarmi la morte, fa che non sia vergognosa!"

Spinello si abbandonò sui gradini del trespolo che serviva a mastro Jacopo per accostarsi alla vòlta, e diede in uno scoppio di pianto. Animo, via! Che cos'è questa ragazzata! borbottò mastro Jacopo. Se ti sentono di laggiù!... Ah, lasciatemi piangere, maestro, padre mio, lasciatemi piangere.

Ha delirato? Scende gli altri gradini, sollecita, e s’appressa. La Salvestra. Non è che un’idea, signorina. La chiamano delirio. La Rondine. Sempre il padre? La Salvestra. Sempre. È un’idea che non l’ha lasciata mai. Anche prima di tornar qui, non faceva che rimuginarla. Io lo so. Non me ne scordo dei giorni neri che ci toccò passare quando la signora Costanza si rimaritò col signor Gherardo.

Non si può dir nulla. Alle Regate è come nel mondo: non sempre arriva chi corre di più. Dobbiamo entrare, figliuoli? Tutti seguirono il vecchio prete nella elegante chiesuola del palazzo e si raccolsero sopra i gradini di marmo dell'altare.

⁴⁰⁸ Un nobile ed ardito siciliano lasciava scritto: «L’amore è tutto in Sicilia. Feroce nel popolo, esso perde sempre del suo colore scuro salendo i diversi gradini della societ

Poi fece ancora quattro o cinque altri passi e sparì anch'ella in un palazzetto a una delle cui finestre del primo piano penzolava, sbattuta dal vento, la tarlata insegna d'una locanda. Ascese la scala a tentoni. Non v'era lume; ma ella conosceva il numero dei gradini e il posto della porticina. A quella picchiò due volte, colla mano spiegata. Viene... fece di dentro una rauca voce maschile.

"Marciava avanti la vecchia badessa col lume, io seguivo a poca distanza e le giovani chiudevano la marcia. Scendemmo forse cinquanta gradini, entrammo in un corridoio non molto stretto che dopo pochi passi ci mise in una spaziosissima stanza, dico spaziosissima perché coll'aiuto del lumicino appena se ne potevano scorgere le pareti.

La camera che io abitava allora in via Bagutta era veramente in alto più del bisogno. Lo dicevo a me stesso quattro volte al giorno, sempre che salivo i cento e dodici gradini che mi separavano dalla folla, ma siccome quando si era su si godeva dalla finestra un magnifico panorama di tegole e di fumaioli, ci rimanevo.

Parola Del Giorno

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