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Aggiornato: 2 giugno 2025
Però questo amore universale, che governa l'intenzione de' poeti, mette universalmente nella coscienza degli uomini l'obbligo della gratitudine e del rispetto; e nessuna occasione politica può sciogliere noi da questo sacro dovere. Finanche l'ira della guerra rispetta la tomba d'Omero e la casa di Pindaro. Il poeta dunque sbalza fuori delle mani della natura in ogni tempo, in ogni luogo.
Non ti dispiaccia troppo di passare al brutto numero; diss'io di rimando. E non mi fare il saccente, volendo dimostrarmi il non si può e il non si deve di certe cose, dove ognuno vede e si governa a suo modo. Del resto, senti; con poca letteratura, anzi con nessuna, ti ripeto da amico: lasciala stare. Non posso. Ah, vedi?
Sì leggiadra le piante ella governa Quando s'indugia il suon, quando s'affretta, Che 'l Re commosso da dolcezza interna Par ch'a sua voglia il guiderdon prometta: Ella per appagar l'ira materna Procurava ingiustissima vendetta; Del gran Battezzator la morte prega; E ch'ei s'ancida il Galileo non nega.
O misericordia la quale esce della Deitá tua, Padre etterno, la quale governa con la tua potenzia tucto quanto el mondo! Nella misericordia tua fummo creati: nella misericordia tua fummo ricreati nel sangue del tuo Figliuolo.
Nè le armi sole, ma assicurato il tempo opportuno il Papa bandisce il Concilio di Trento; il tempo era destro però, che allora Carlo, e i due capi della riforma germanica si travagliassero in aspre guerre fra loro, onde gli facevano mestieri i soccorsi della Chiesa e più dei soccorsi gli premeva non gli procedesse nemica. Il Papa si liberava, intimando egli il Concilio, dalla minaccia dello Imperatore di volerlo aprire egli stesso: chi ha in mano il timone governa. Da noi non si attende la storia del Concilio di Trento; ne possediamo due, quella del Pallavicino, e l'altra del Sarpi, le quali dettate con opposto intendimento, può chi ha voglia di studiare, ponendole a confronto, assai bene conoscere gli umori dei tempi e la verit
Pure i miei versi altera illusïone Sembravano condurmi ad una mèta Lontana e fulgida... E sorge al guardo mio la visïone Che ad ora ad ora evóca in me il poeta. Il poeta dovria cantar l'eterna Lotta dell'uom col male e col desire, L'ardua battaglia E dei sensi e del cor che ne governa, La ribellione al duolo nostro sire.
Inoltre, ogni oggetto influenza l'oggetto vicino, non per riflessi di luce (fondamento del primitivismo impressionista) ma per una reale concorrenza di linee e delle reali battaglie di piani, secondo la legge di emozione che governa il quadro (fondamento del primitivismo futurista.) Ecco perchè, fra la rumorosa ilarit
Gli accorgimenti di Manfredi non dovevano gran pezza durare; egli li aveva operati per sospendere i casi presenti, sapendo che da cosa nasce cosa, e il tempo la governa, e per dare a divedere all'Hochenberg che penetrava i disegni suoi, e poteva renderli vani. Infatti il Marchese pensando che il sottomettersi adesso dopo Manfredi non gli avrebbe fruttato molto utile, stimò meglio mantenersi nemico, ed aspettare occasione di vendere a caro prezzo la sua resa. L'occasione non tardò molto a venire. Vedeva Manfredi la petulanza dei fuorusciti napoletani, Morra d'Aquino, San Severino, che seco lui abitavano in corte del Papa; e con destrezza maravigliosa dissimulava, e gli oltraggi ricevuti altamente nell'animo imprimeva, divisando bene vendicarsene un giorno. Intanto Bonello di Anglone, suo capitale nemico, ottenuta dal Papa la investitura di parte del Principato di Taranto, per la strada di Alesina s'incamminava a prenderne possesso. Manfredi in quel giorno medesimo, avendo saputo che l'Hochenberg con lo esercito si avvicinava, mosse da Teano per andare ad abboccarsi con lui. Volle la fortuna, che per via s'imbattesse in Bonello, il quale tutto orgoglioso si avanzava tenendo la mano dritta del cammino. Manfredi scongiurava i compagni, affinchè adesso lo lasciassero stare, non sarebbe mancato tempo a trarne vendetta; ma essi risposero, che non avrebbero consentito giammai che si facesse un tanto spregio al figliuolo dello Imperatore Federigo. Le due compagnie si accostavano, nè quella di Bonello sembrava volesse cedere; allora Marino Capece, uomo di natura avventata ed amicissimo di Manfredi, trascorse col suo destriero, e percotendo con la mazza ferrata le spalle di Bonello: «Scendi, schiavo,» gli disse «e fa omaggio al figlio del tuo Re.» Questo fu il segnale della battaglia; posero mano alle spade, e cominciarono a menare. Il Principe, da che non aveva potuto impedire che accadesse quel fatto, si studiò che riuscisse felice; e da franco cavaliere spintosi con incredibile furia addosso al Bonello, lo afferra al cimiero, gli scioglie la barbuta che gli difendeva la testa, e col pugnale gli sega la gola: i compagni di Bonello, visto quel caso, fuggono a precipizio. La nuova giunse tosto in corte del Papa, il quale, infellonito per la morte d'Anglone, spedì gente a perseguitare l'uccisore. Manfredi, stimandosi male sicuro all'aperto co' suoi fedeli, si rifugiò nel castello dell'Acerra, dove rimase alquanti giorni. Bertoldo, visto Manfredi in disgrazia del Papa, gli si fece subito nemico, o con tutto il suo esercito ad Innocenzio si vendè. Il Marchese Lancia avvertì il suo nepote Manfredi, affinchè si partisse dall'Acerra. Manfredi adesso ramingo e profugo era venuto in parte che non aveva più terreno che lo sostenesse. Sperava ripararsi in Lucera, ma anche questa citt
Con ciò viene a spiegarsi per noi da che provenga l'affettazione di certo «sentimentalismo» che governa spesso il discorso de' romanzieri del nord, e che male è imitato da' romanzieri di Francia, e mal sarebbe da que' d'Italia; perché posa su pensieri ed affetti che non sono sentiti in Francia e in Italia né da chi scrive né da chi legge.
Ma quella memoria, que' pensieri fuggivano; e chinati gli occhi, gettava quasi involontariamente un rapido sguardo nello specchio: Non è più quel tempo!... diceva tra sè: Eppure, io sono ancor quella: amore è il sogno d'una primavera; ma l'opinione governa il mondo. Così diceva, senza spiegar bene a sè stessa ciò che dentro sentiva in quel punto: intendeva forse che, se un giorno tenne la chiave de' cuori, or teneva quella de' cervelli degli uomini. E in vero, nella sua umilt
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