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Aggiornato: 4 giugno 2025
Il gran Gonzalo mantenne la sua parola; si presentò alla seconda udienza, e tirato fuori il voluminoso libro nel quale aveva notate le sue giustificazioni, cominciò a leggere a voce alta e sonora le seguenti parole: «Ducento mila settecento trentasei ducati e nove reali ai frati, alle monache e ai poveri, affinchè pregassero Dio per il trionfo delle armi spagnuole.
Allora pregai il signor Gonzalo di farmi vedere un patio, uno di quegl'incantevoli patios, che, a guardarli dalla strada, mi facevan fantasticare tante delizie. "Voglio vederne almeno uno," gli dissi, "penetrare una volta in mezzo a quei misteri, toccar le pareti, assicurarmi che sono una cosa vera, e non una visione." Il mio desiderio fu subito appagato. Entrammo nel patio d'un amico suo. Il signor Gonzalo disse al servitore lo scopo della visita, e rimanemmo soli. La casa non aveva che un piano. Il patio non era più spazioso d'una sala comune; ma tutto marmo e fiori, e uno schizzo d'acqua nel mezzo, e intorno quadri e statuette, e fra tetto e tetto una tenda che riparava dal sole. In un canto si vedeva un tavolino da lavoro, e qua e l
Ma più d'ogni altro, quegli che voi chiamate il "buon signor Gonzalo". Le sue lacrime cadon sulla barba come gocce d'inverno sulla paglia d'una tettoia e questo vostro incanto sì fattamente ora li tien che quando li vedeste il cuor vostro diverrebbe più mite. E tu lo credi in vero, o spirto? Lo diverrebbe il mio se fossi un uomo, o signore.
Più giù! più giù! Cerchiamo d'incappare la vela. Si odono grida dal di dentro. La peste a quelli strilloni! Urlano più della tempesta e dei nostri comandi. Rientrano SEBASTIANO, ALONZO e GONZALO. Da capo? Cosa venite a fare? Dobbiamo lasciare andare ogni cosa e affogare? Volete proprio colare a fondo? Un cancro alla lingua, cane bestemmiatore e senza piet
«Ogni passo del gran Capitano, Don Gonzalo di Cordova, fu un assalto, ed ogni assalto una vittoria; il suo sepolcro nel convento dei Geronimi di Granata, fu adornato di dugento bandiere conquistate da lui.
Assai terribilmente mi ha colpito l'orecchio. Io non ho udito nulla. Era uno strepito che avrebbe spaventato l'orecchio anche di un mostro e il suol fatto tremare. È stato certo il ruggire d'un'orda di leoni. Tu l'udisti, o Gonzalo?
a Gonzalo. Prima, o nobile amico, lascia che abbracci la vecchiezza tua di cui nessun può misurar l'onore nè limitarlo. Non potrei giurare che tutto questo sia pur vero o falso. Ancor gustate qualche leccornia di quest'isola, quale non vi lascia le cose vere scerner dalle false. Benvenuti voi tutti, amici miei! Piano a Sebastiano e ad Antonio.
Visitai quel Museo col signor Gonzalo Segovia e Ardizone, uno dei più illustri giovani di Siviglia, e vorrei ch'egli fosse ora qui, accanto al mio tavolino, per testificare con una noticina firmata che nel punto ch'io fissai gli occhi su quel quadro, lo afferrai pel braccio e gettai un grido.
Nel secolo susseguente vissero due poeti, le opere dei quali lasciano apparire giá alcuni progressi fatti dalla lingua. Don Gonzalo de Berceo e Giovanni Lorenzo Segura, l'uno nelle sue poesie sacre in versi alessandrini, l'altro nel suo poema De Alexandro magno, superarono anche di qualche grado l'arte del cantore del Cid.
Ero giunto a tal segno di stanchezza che l'annunzio d'una nuova cosa da vedere mi faceva più spavento che piacere. Il buon signor Gonzalo mi ispirava coraggio, mi confortava, mi accorciava il cammino colla sua piacevolissima compagnia; ma tant'è, di quello che vidi gli ultimi giorni non serbo che una memoria molto confusa.
Parola Del Giorno
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