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Aggiornato: 31 maggio 2025
Nella mala influenza poetica del Chiari e del Goldoni, figurati nei due paladini Marco e Matteo, e che in quel tempo passavano in Venezia per due poeti alla moda eccellenti, venivano appoggiate quasi tutte le raccolte di poesie, in costume nell'occasione de' matrimoni o di monacazioni o di esaltazioni a gradi sublimi di personaggi illustri.
I romanzieri dall'eroiche imprese, dalle battaglie e da' sublimi amori piú non si nominavan nel paese, perché i moderni eran usciti fuori... E sino a tutta la stanza 16 è satira dileggiatrice sul profluvio de' romanzi pubblicati dall'abate Chiari, ed è pittura satirica sopra alcune commedie del Goldoni. Stanza 17.
In quell'ottava l'autore della Marfisa fa una pittura del carattere del Goldoni, gran coltivatore d'un grosso partito agli scritti suoi con una umiliazione e un'adulazione niente poetica. Stanza 117. Dodone dalla mazza, detto «il santo», era venuto, e guardava ogni cosa stando a un tavolier solo da un canto, facendo vista di fiutar la rosa.
Il problema: Metilde o Maria? era dunque sciolto a tutto vantaggio della prima, e oramai non mancava altro che di cavarne le conseguenze, e di finire la commedia come quelle del Goldoni, con un bel matrimonio.
Marco dal pian di San Michel, poeta... Cioè l'abate Chiari, di cui l'autore della Marfisa dá un'idea del carattere in quell'ottava e nella seguente. Stanza 113. Anche Matteo, poeta suo nimico... Il Goldoni ed il Chiari erano in quel tempo rivali e nimicissimi. Si censuravano ferocemente nelle opere loro.
Vi si recitano spesso, come in Germania, traduzioni dal francese, qualche volta anche drammi di Kotzbue e raramente produzioni di Goldoni, di Silvio Pellico, e più raramente ancora dell'Alfieri, troppo inviso alla censura papalina. Tutti questi teatri non rientrano nella sfera di questi cenni sui costumi e sulle cose di Roma.
Goldoni era sempre gustato. Il repertorio di Scribe e d'altri autori francesi godeva pieno favore. Si tentarono per la prima volta le tragedie di Shakespeare e di Schiller; l'Otello recitato dal Modena, fu al teatro Re male accolto; assai bene il Wallenstein. Una tragedia di Manzoni, recitata parimenti dal Modena, ottenne fredda accoglienza. Si leggevano avidamente i versi milanesi del Raiberti.
I parigin non voglion che gli stampe, e vanno minacciando i revisori ché, caschi il ciel, non gli lascino ir fuori... Alludesi a' due partiti infiammati divisi de' partigiani del Chiari e del Goldoni.
Avrebbe potuto meglio rispondermi: Morta una forma d'arte, ne vien fuori subito un'altra; non c'è più il poema, ma c'è il romanzo; non c'è più Shakespeare, nè Molière, nè Goldoni, ma ci sono l'Ibsen e, meglio, i drammettini del Maeterlink a proposito del quale si è fin parlato di Shakespeare redivivo. Eh, via, amico mio! Mi conceda di ripetere le sue parole.
Terminata la lettura di questo romanzo (scene lasciamolo dire alla modestia dell'autore) pensavo al Goldoni e alle sue commedie. Non gi
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