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Aggiornato: 7 giugno 2025
E perch'io sono in casa solo, ed abitavo in villa, non volsi lasciar mia figliuola in man di fantesche; ma la mandai nel monister di San Crescenzio, a suor Camilla sua zia: ove è ancora, ché sai ch'io tornai iersera. Ora io ho mandato il famiglio a dirgli che la torni. GHERARDO. Sai tu certo ch'ella sia nel monistero e ch'ella non sia altrove?
GHERARDO. Anco hai ardimento di rispondere, come s'io fusse un beccone? Traditoraccio, giontatore, barro, mariuolo! Ma il governatore saprá ogni cosa. VIRGINIO. Gherardo, coteste parole non pertengono a un par tuo e massimamente con me. GHERARDO. Anco non vuol ch'io mi lamenti, questo tristo! Sei diventato superbo perché hai ritrovato tuo figliuolo, eh? VIRGINIO. Tristo se' tu. GHERARDO. Oh Dio!
Sappiate che appunto ier l'altro a sera avevo mandato un telegramma a Ferrara, al mio vecchio cugino, marchese Gherardo Melli, chiamandolo d'urgenza a Castelnuovo. Egli doveva esser qua domattina, ed io lo avrei pregato di chiedere la vostra mano per me. Ma poichè gli altri mettono le consuetudini da banda, e voi li scusate, spero che scuserete oggi anche me.
Questo è atto da uomo da bene? questa è cosa convenevole a uno amico? questo è il parentado che volevi far con esso me? chi t'hai pensato di gabbare? credi ch'io sia per comportarla? Mi vien voglia... VIRGINIO. Di che cosa ti lamenti di me, Gherardo? che t'ho io fatto? Io non cercai mai di far parentado teco. Tu me n'hai rotto il capo uno anno. Ora, se non ti piace, non vada avanti.
Ma non per questo gli riuscirebbe il pensiero, ch'io non son però sí vecchio ch'io non sia atto ad avere un par di figliuoli, quando io tolga moglie. GHERARDO. Vecchio? Oh! Ti prometto ch'io mi sento cosí bene in gambe ora come quando io ero di vinticinque anni; e massimamente la mattina, prima ch'io pisci. E, s'io ho questa barba bianca, nella coda son cosí verde come il poeta toscano.
Egli volge lo sguardo intorno, al cielo, agli alberi, alla pietra, alla creatura impietrita, alla sua donna anelante. La sua voce da principio è lenta, rotta dal soverchio dell’ambascia. Gherardo Ismera.
PASQUELLA. Clemenzia, dice Virginio che tu venga adesso adesso a casa nostra perché gli ha dato moglie a Fabrizio suo figliuolo che è tornato oggi; e bisogna che tu vada a casa per metterla in ordine, ché tu sai che non vi sono altre donne. CLEMENZIA. Come moglie? E chi gli ha data? PASQUELLA. Isabella, figliuola di Gherardo mio padrone. FLAMMINIO. Chi?
GHERARDO. Oh! Tu hai fatto ben quel ch'io ti dissi! Ho cosí voglia di romperti l'ossa. PASQUELLA. Perché? GHERARDO. Perché hai lasciato partir Lelia? Non ti diss'io che tu non gli aprisse? PASQUELLA. Quando partí? non è ella in camera? GHERARDO. È il malan che Dio ti dia. PASQUELLA. So che la v'è, io. GHERARDO. So che la non v'è; ché l'ho lasciata in casa di Clemenzia sua balia.
Ma però il Sinibuldi non mal s’apponeva. Lo sconosciuto era Nello de’ Fortebracci. Una forte inimicizia perdurava da qualche tempo fra le loro famiglie. Dopo che i cittadini, avvenuto il crudel fatto de’ Cancellieri, si videro spesso dalle torri con balestre e con pietre, e per le vie con stocchi e con spade venir fra loro a battaglia, accadde un giorno (così narrano le storie) che certi della parte Nera, cioè ser Fredi di messer Sozzofante, Bertino Niccolai, che guardava la fortezza del Pantano di messer Simone Cancellieri, e altri, stando in Pistoia presso alle case di messer Gherardo de’ Fortebracci e consorti, messer Gherardo li volle offendere perchè egli era nipote di quel nobile cavaliere, messer Bertino, ucciso poco fa dallo Zazzara, fratello del detto ser Fredi. Dalle parole misero mano alle spade, tantochè per quella rissa tutta la citt
CRIVELLO. Io t'ho detto: io 'l vo' dire a Bita, che ti provegga di qualche cittona acciò che tutti a quattro insieme possiam darci buon tempo in questo carnovale. SCATIZZA. Oh! Noi siamo all'ultimo. CRIVELLO. Daremcelo questa quaresima, mentre ch'i padroni saranno alla predica a vagheggiare. Ma sta', ché l'uscio di Gherardo s'apre. Tirate un poco piú qua. SCATIZZA. Perché? CRIVELLO. Oh!
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