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Come mai quella lettera non era pervenuta alle Vaie? Certo, le lettere di Gino erano intercettate all'ufficio postale di Modena. Ma anche qualcuno che conosceva la sua mano di scritto le intercettava in un altro ufficio, sulla via di Fiumalbo.

Aggiungete alle sue preghiere le mie; disse il vecchio Malatesti. Mio figlio, nella sua impazienza giovanile, ha prevenuto il mio pensiero. Preme anche a me, Paolo, preme a me più che a lui, che i signori Guerri di Fiumalbo, ospiti e amici di Gino, non abbiano a pentirsi della loro cortesia, della loro liberalit

Gino, ridotto agli estremi delle sue difese, fece uno sforzo violento e svelò tutto il suo cuore. Tanto avrebbe dovuto farla, un giorno o l'altro, la sua confessione generale; e meglio allora che poi. Narrò come fosse giunto a Fiumalbo, per recarsi a confine in Querciola; come avesse conosciuti i Guerri e ricevute le dimostrazioni più affettuose, le prove di una ospitalit

Solamente a Fiumalbo, scorgendo alcune brigate di viandanti, pensò a rasciugar le sue lagrime. La vettura, fissata in anticipazione da Aminta, doveva aspettare il viaggiatore davanti all'ingresso del mulino. Ma prima che i nostri due cavalieri giungessero l

E noi frattanto, diss'egli, ritorneremo a Fiumalbo, per l'altra parte della nostra missione. Ah, gi

Erano le cinque dopo il meriggio, quando egli giunse a Fiumalbo, e salutò la petrosa balza del Cimone, tinta di rosso dai raggi obliqui del sole, che andava a nascondersi dietro l'Alpe di San Pellegrino. Capitolo II. I re della montagna. Il Monte Cimone, alle cui falde era confinato il conte Gino Malatesti, è la più alta vetta dell'Appennino centrale.

Aminta non accettò la raccomandazione, che dopo aver chiesto e saputo il nome del simpatico uomo, che faceva tutto alla svelta, e bene, e non voleva neanche essere ringraziato. Bravo dottor Pesce! Anch'egli alpigiano come Aminta Guerri; poichè era nato sull'Appennino ligustico, a Campo Ligure, com'egli sull'Appennino modenese, a Fiumalbo.

Mentre noi abbiam fatta l'ascensione del monte, il nostro viaggiatore è smontato alle prime case di Fiumalbo. Di l

Conosco il suo carattere, per essere stato tre mesi con lui e aver portato i suoi biglietti ad Aminta, quando non si trattava d'altra distanza che quella da Querciola alle Vaie. Son io che vado a Fiumalbo per le lettere, e di suo non ho visto tanto così! È vero; confessò malinconicamente Don Pietro. Ma chi sa che cosa gli è accaduto, a quel povero ragazzo?

Ora paiono cose dell'altro mondo; ma allora, nel periodo acuto dei dolori italiani, era così, come io vi racconto. Tutti li avevano in mente, gli inni del riscatto, e li canticchiavano tutti tra i denti. Anche quando si diceva male del Quarantotto, de' suoi canti, delle sue piume, delle sue coccarde e dei suoi discorsi in piazza, era facile sentire nell'amaro della critica il dolce dell'amore profondo, indimenticabile, eterno. Infine, si erano commessi errori su errori, ma si era vissuti, si era allargato il cuore alle divine speranze, e tutti i ceti, tutti gli uffici sociali, si erano fusi in quel sacro entusiasmo. Anche Don Pietro Toschi, si era riscaldato il cervello; aveva veduto molti giovani passare da Fiumalbo, per correre alla Guerra Santa, e aveva gridato: «bravi! che Iddio vi benedicaPoi erano venute le disgrazie; ma la reazione, che aveva dilagato al piano, non si era potuta spingere fino a quei monti, dove i cuori erano uniti e le labbra chiuse. Qualche commissario, capitato lassù, era stato affogato nel lambrusco dell'ospitalit