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Aggiornato: 31 maggio 2025


Sino a un grosso il piú chieder potrei d'investitura tanto preziosa. Danne mille in aggiunta al mio dovere, e l'istrumento cedo in tuo potere. Il creditor col dito il cielo tocca, e disse: Io vo' veder l'investitura. Filinor nelle mani gli raccocca in una pergamena una scrittura.

A cenni d'occhi e mani nobilmente e fiutando tabacco, Filinoro fe' i tre cavalli attaccar prestamente, e lascia il quarto che vale un tesoro. L'oste gli è intorno e gli bacia umilmente con la berretta in mano il gheron d'oro. Filinor parte e l'oste inchina il cocchio insin che può discoprirlo con l'occhio. Or qui potria domandarmi il lettore che cosa avvenne poi del cavalcante.

Filinor tanto bene non s'ascose, che nol potesse l'ostier rinvenire. Del pagamento il prega e lo riprega: Filinor minaccioso glielo niega. Quel meschinel, veggendo il conto perso, richiamar in giudizio un giorno fallo; ma Filinor gli piantava un converso che gli dovesse pagar il cavallo.

Quando girar gli vedono un cantone, par loro avere in sul capo il mantello, hanno la mente in gran confusione e, come Filinor, con una cesta fuggirien, ché non hanno piú la testa.

Di Filinor, cavalier di Guascogna, conterò fatti che non sian discari, se care son le gesta che vergogna fanno a' ben nati cavalier suoi pari, Pur, se il mal non è ben, non vi bisogna udir per farvi a Filinor scolari, ma sol per dar riforma alla natura, o voi che somigliate a sua figura.

Col suo guascon alla conversazione giunge Marfisa, e per la concorrenza di custode al sigillo uffizi espone per Filinor con vezzi ed insistenza. Angelin di Bellanda anche persone ha, che chiedon per lui palle e assistenza. Ardono i due partiti ed al cimento si chiudono i votanti al parlamento.

Io n'ho stupore, e non sare' dovere voler per venti camuffarne cento; oltre che non fu colpa del mestiere, ma del rozzon semivivo e del vento. Filinor grida: Come! a un cavaliere un servo parla con tanto ardimento? Poi croscia in sulla gobba col bastone, e due e tre e quattro delle buone. Tanto che fuggí via con gli stivali colui, lasciando il padron e il guadagno.

Titoli di alcuni tra i moltissimi romanzi pubblicati dal poeta Marco, cioè dall'abate Chiari, scrittore dei detti romanzi, de' quali Marfisa era studente e associata alle stampe, ammiratrice e inclinata a seguire le massime e i dettami di quelli. Stanza 63. Filinor non si scuote e non si move: Il mio costume rispose l'appresi da' cavalier delle commedie nuove...

La fama va per lungo e per traverso di questo piato; ogni omiciatto sallo; tanto che negli uffizi questo fatto die' quasi a Filinoro scaccomatto. Seppelo Gano, e tosto quell'ostiere fece con un esilio cacciar via. Io so, ciascun la ragion vuol sapere che Gano a Filinor amico sia.

Il duca fu per scoppiar dalle risa, udendo l'acutezza di colui; pur si trattenne, e vòlto in una guisa che parve uscito da que' luoghi bui: Com'hai l'alma dal ben far divisa, prostituito nobile; e da cui avesti educazion infame e vile, cavalier da taverna e da porcile? Filinor non si scuote e non si move.

Parola Del Giorno

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