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Aggiornato: 31 maggio 2025
Dovresti dar nel segno piú di quelli; ma pur non posso dir tu sia indovina. Se ti ricordi i costumi novelli, la bizzarria di quella cervellina, dirai che la trattien, piú ch'altra cosa, qualche avventura fresca ed amorosa. Quel Filinor di Guascogna nel core l'era rimasto fitto e ribadito, e la conversazion scacciata ha fuore di quel buon uom Terigi, suo marito.
dicendo: Padre abate, a dirvi il vero, nello stomaco sento un pizzicore, che, manicando un bocconcello, spero sí facilmente nol trarrei piú fuore. Presto disse l'abate a frate Piero, ch'era ivi cuoco e si faceva onore, reca qualche sostanza al cavaliere. Frate Piero va via come un levriere e reca una minestra in un piattello. Filinor la trangugia in un baleno.
Gli aspettator rimason co' pensieri. Lettor, l'avvenimento speri invano: ch'io tel dica, per or non è mestieri; deggionsi risparmiar de' fatti alquanti per la materia de' seguenti canti. Custode del sigillo alfin rimane Angelin di Bellanda. Ganellone Filinor mette per vie nuove e strane per cavalier di camera a Carlone. Tra Marfisa e il guascon, Cupido cane fa delle scene.
Fatta avea nota Filinor per quante ville e cittá passava in quel viaggio, e scritte sopra al foglio tutte quante le genti conosciute come saggio, sendo la cosa al mangiare importante ed al dormire, per aver vantaggio, ché, spesando ogni giorno la famiglia, avea danari da far poche miglia. Non è da dir se le sapeva tutte e se all'entrar l'aiuta l'eloquenza.
Dico che un vento improvviso levato, il caval primo sciolto ritrovando, che pareva un carcame figurato e andava d'un trottino vacillando, lo spinse con un soffio in un fossato. Filinor esce col cocchier gridando e dice: Tristo! il tuo mestier non sai; s'è morto il mio puledro, il pagherai.
Alla dama consorte il ver celava; pur, perch'ella il vedea giuocare al lotto, ad un sí triste segno sospettava; ma finalmente scopre ch'egli è rotto, che le vesti e le cuffie le impegnava, e cominciava ad appiccar baruffa: ma invan con Filinor si grida e sbuffa.
Il cantiniere alla sua cella smuccia, e spilla un vin da far andare un morto, né certo Filinor gli fece torto. Non si può dir de' frati l'allegrezza per il miracol nato ad evidenza. Quel sacconaccio di scelleratezza tutto asseconda con somma avvertenza; e quando mostra d'essere in tristezza, e di sentirsi ancora inappetenza, donde rinnova il frate i crocioni, pel guasto universal de' suoi capponi.
Lo staffier stava fuor della memoria e trasognato a udir sí bella storia. Filinor di soppiatto l'occhiolino fece al staffier ed ei l'intese tosto. L'altro segue il racconto del cammino, che un'altra baia nuova avea disposto. Disse: Sol mi rincresce un valigino, che tenni pel viaggio sempre accosto, con trentamila zecchin d'òr forbiti; non m'avvedendo al fatto, addio, son iti.
Molti del cerchio, udendo queste cose, dicean basso: È ben ver ch'egli è guascone. Altri, a' quai sembrar vero tutto suole, tiravan gli occhi e avevan compassione. Ma perché allora s'usavan parole e fatti pochi per consolazione, fuor che un commiserar di que' commossi, a Filinor non s'offerser due grossi. Marfisa altro non volle ad esser vinta che bellezza nel putto e le avventure.
Il fin di matrimonio è oggetto onesto; rimorso io non mi sento in parte alcuna. Nella tua concorrenza sia ben desto ch'ella può tutto ed è molto opportuna: però se memoriali a lei darai, trenta pallotte certe conterai. Filinor, che c'è dato, non dimanda: verso Marfisa con Ipalca trotta.
Parola Del Giorno
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