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Aggiornato: 4 luglio 2025


Non so nemmeno come abbia potuto resistere!... Ringrazi la Provvidenza, signor Laner!... Le ha dato una sorella nella signora Evelina: una vera sorella! La parola "sorella" fece bene al Laner: mise come un po' d'ordine in quella sua confusione, in quel suo turbamento di ogni idea, di ogni ricordo: lo tranquillò, lo consolò. !... !... la signorina è buona!... tanto buona!

Però, anche Evelina non era molto soddisfatta del regalo. Pazienza per lo spencer; ma dal tenente Calaf

Tutti, figliuolo mio, siamo in arretrato, cominciando dal Governo! Per oggi ti darò venticinque lire, e paga la carrozza. Grazie, colonnello! esclamò Taddeo, e presi i denari se ne andò in fretta accompagnato dal tuc-tuc della gamba di legno, che batteva sull'impiantito. Anche Evelina, avute le venti lire, era sparita. Nel salotto erano rimasti soli Matteo Cantasirena e Nora.

Io che resterò qui sola, sempre sola.... Io che non ho nessuno.... nessuno! Evelina sospirò e si asciugò le lacrime con una mano. Era commossa e piangeva, piangeva davvero; ma pure pensava, sotto quelle lacrime, pensava in fondo al cuor suo che Pietro Laner, aspettando Nora sulla porta della Schönfeld, avrebbe forse potuto vedere o scoprire qualche cosa di nuovo....

Non posso più aspettare anche per Nora. Voglio sposarla e andarmene! Andar via?... Via da Milano? domandò Evelina, con un tremito negli occhi, nella voce piena di lacrime. Voglio ritornare a Trento, a casa mia! a casa mia! ripetè Laner battendo il pugno forte sulla tavola.

Evelina asciugò la cartella che si era macchiata d'inchiostro, cercò una parola scartabellando un dizionario, e ricominciò a scrivere come prima. La Gioconda deve essere qui subito! disse poi, a mezza voce, come se parlasse fra . L'altra ricominciò a girare e a brontolare. Che vita! Che vita! Che vita!

Quando attraversavano la piazza, e in chiesa, all'ora della messa, e quando scendevano dopo la solita passeggiata dall'alto della viottola del Santuario, c'era sempre con loro un'altra donnetta, pure piccolina, secca secca e nera, e inoltre un po' curva, un po' gobba. Era la terza signora Laner, era la signora Evelina.

Evelina non badò punto a suo marito: si fermò, parlò in fretta con Nora: È arrivato un dispaccio per te, d'urgenza. Tu non c'eri, e lo portavano al duca: ma io non ho voluto. Ti ho aspettato apposta per consegnartelo subito. Hai fatto benissimo. E Nora, lentamente aprì il dispaccio, e lesse a mezza voce: "Attenzione posta: impedire Giovanni lettura giornale Italia, assolutamente! Matteo."

La proposta è egoistica, non lo nego. Ma io mi moltiplicherò per farvi annoiare come al teatro. Se volete, aprirò il pianoforte, e vi suonerò le più gravi, le più soavi melodie del Lohengrin che dovreste ascoltare al San Carlo. Parlerò con voi di trine, di amoretti, di gite, di nastri come potrebbe farlo la vostra amica Evelina.

Ma anche Evelina non sapeva più come fare, cosa fare: il duca, per quanto malandato di salute e di spirito, cominciava ad arrabbiarsi per le continue assenze di Nora, a meravigliarsi di non ricevere più i suoi giornali, e diventava sempre più diffidente, più sospettoso, più inquieto.

Parola Del Giorno

serafica

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