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Aggiornato: 11 luglio 2025
La sola differenza è questa: che prima eri un pazzo di cattivo umore, e adesso sei un pazzo di umor gaio..., almeno in apparenza. Per me, il tuo giudizio non vale un fico secco! Non te l'ho chiesto e non sono venuto con l'intenzione di chiedertelo. Non sono venuto con l'intenzione di consultarti.
Allor disse 'l maestro: <<Non si franga lo tuo pensier da qui innanzi sovr'ello. Attendi ad altro, ed ei la` si rimanga; ch'io vidi lui a pie` del ponticello mostrarti, e minacciar forte, col dito, e udi' 'l nominar Geri del Bello. Tu eri allor si` del tutto impedito sovra colui che gia` tenne Altaforte, che non guardasti in la`, si` fu partito>>.
Ed io non mi sentivo più un errante, perchè la mia casa eri tu; non un solitario, non un deluso, non un disperso da tutte le famiglie, perchè tu divenivi la mia solitudine, e la mia strada e la mia compagna eri tu. Adesso mi si destava nell’anima una grande malinconia, quasi una bont
«De profundis clamavi....» .... Pace a l’anima tua, pace, o vegliardo, Che Dio portasti nel clemente sguardo E nei detti soavi Che ai solitari, ai mesti, Ai deboli, ai fanciulli eri sostegno Che, molto amando, lo spregiato regno De gli umili scegliesti!... «De profundis...» Le cime L’ultimo sole illuminò di rosa. Palpitò nel silenzio d’ogni cosa Una piet
Ella era apparsa, tutta chiusa in un abito color d'acciaio, con un morbido cappello bigio messo di traverso sulla chioma a guisa del feltro d'un arlecchino; e aveva i guanti bigi lunghi fin oltre il gomito. Bruno la squadrò da capo a piedi desiderosamente, e non disse nulla. Ma mentre s'avviavano, Nicla raccontò: Sai che quando eri piccino, mi facevi qualche volta paura?
E perchè dunque? Non lo so.... Hai ragione, disse poi, eri bella, eri buona anche quando non ti volevo bene. Ci deve essere stato qualcuno a parlarmi di te, ad aprirmi gli occhi, a farmi vedere quale dovea essere la mia festa, quale dovea essere il mio tesoro. E temei d'averti perduta per sempre, e t'invocai compagna de' miei giorni mutati in notte senza fine, non osando sperare.
Noi si sa tutto. Tu eri gi
Dicevano che ti aveva ormai conquistato, anima, cervello, muscoli, nella fitta rete dei suoi fascini, e che eri ormai stregato da lei e perduto per il Sinrun. E tu hai potuto credere?... Non l'ho creduto. Credo soltanto in te. Ma tutti erano persuasi che l'ora era venuta per ingannarti, vincerti, derubarti.
Ti obbligherò io a parlare, disse fremendo Alberto al quale facevano bollire il sangue la faccia canzonatoria, lo sguardo provocatore e l'accento insolente di Emilio. E questi, con un ghigno ancora più insultante: Obbligarmi?... Cospetto!... Vediamo un poco! Eri un prepotentone in collegio e sei sempre tale e quale; ma allora avevi da fare con ragazzi. E ora ho da fare con un vigliacco.
Filippo aveva inoltre una tale rimarchevole voce di tenore, che avrebbe valso dei milioni, se Filippo fosse stato cantante in luogo di essere marinaio e padrone di due barche. Gabriele aveva una voce di baritono, armonica ma molto meno bella. Egli era il quinto e cantò: «Quando eri ammalata, io mi teneva vicino al tuo letto, Concettella.
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