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Aggiornato: 19 giugno 2025
Appassiti, dispersi.... O lacrime invano versate! O più vani sorrisi! Che cosa avanza di tante energie? Delle rughe sulla mia fronte, che in breve spariranno con me....
Basta però una letterina dell'amante che lo invita a raggiungerla in Firenze perchè i suoi propositi di riconciliazione vengan dispersi nel punto che più sembravano vicini a ottenere quel resultato. Ed egli lusinga la propria corruzione con una sentenza, asseverando che il sogno di tutti gli uomini intellettuali sia quello "di essere costantemente infedeli a una donna costantemente fedele."
Era primo a destare i suoi compagni all'opra, primo ad arrampicarsi fra le rocce per iscerre la men difficile strada, primo a scomporre carri, a calar cannoni dagli scogli, a ridurre i dispersi commilitoni sotto le bandiere. Era caro ai soldati, agli eguali ed a' suoi superiori, che gli promettevano in Italia larga messe di premj.
Morto esso al tempo di Tiberio, sulla croce, per opera degli ebrei che aspettavano un liberatore politico, un Messia temporale, e che scandalezzandosi abborrivan questo; subito dopo, dodici discepoli principali di lui, detti «apostoli», e sessanta altri, tutti gente incolta, popolana, bassissima, e di quella nazione dispregiatissima, s'eran dispersi ad annunziare il gran fatto che l'Uomo Dio era risuscitato e salito al cielo, che regnerebbe spiritualmente a poco a poco sulla terra tutta, fino al fine de' secoli, ed altre simili novelle, dette fin d'allora da nemici ed amici «stoltezze de' cristiani», «stoltezze della croce». Eppure furono credute via via, secondo che si spargevano; e si sparsero prontamente, largamente.
Intanto gli ottocento uomini destinati ad occupare il Campidoglio aspettavano inutilmente le armi, dispersi pel lungo tramite di vie che dalla Marmorata conduce fino a' piedi di quel colle. Così inermi, isolati, e delusi nell'aspettativa, furono in breve circondati da un fitto cordone di truppe.
Dispersi qua e l
Io ch'era d'ubidir disideroso, non gliel celai, ma tutto gliel'apersi; ond'ei levo` le ciglia un poco in suso; poi disse: <<Fieramente furo avversi a me e a miei primi e a mia parte, si` che per due fiate li dispersi>>. <<S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte>>, rispuos'io lui, <<l'una e l'altra fiata; ma i vostri non appreser ben quell'arte>>.
Il consorzio d'uomini letterati e lo scrivere intorno al moto intellettuale d'Italia ridestarono in me, in quei primi tempi di soggiorno in Inghilterra, il desiderio lungamente nudrito di crescere più sempre fama ad uno scrittore, al quale più che ad ogni altro, se eccettui l'Alfieri, l'Italia deve quanto ha di virile la sua letteratura degli ultimi sessanta anni. Parlo d'Ugo Foscolo, negletto anch'oggi affettatamente dai professori di lettere, pur maestro di tutti noi, non nelle idee mutate dai tempi, ma nel sentire degnamente e altamente dell'arte, nell'indole ritemprata dello stile e nell'affetto a quel grande nome di patria dimenticato da quanti a' suoi tempi scrivevano ed erano i più in nome di principi, d'accademie o di mecenati. Io sapeva che dei molti lavori impresi da lui nell'esilio parecchi erano stati soltanto in parte compiti, altri erano, per la morte che lo colpì povero e abbandonato, andati dispersi. Mi diedi a rintracciar gli uni e gli altri. E dopo lunghe infruttuose ricerche, trovai, oltre diverse lettere a Edgar Taylor oggi contenute pressochè tutte nell'edizione ch'io pure ajutai, di Lemonnier quanto egli aveva compito del suo lavoro sul poema di Dante, e in foglietti di prove, due terzi a un dipresso della Lettera apologetica ignota allora intieramente all'Italia. Quest'ultima scoperta fu una vera gioia per me. Quelle pagine, senza titolo o nome dell'autore, stavano cacciate alla rinfusa con altri scritti laceri, e condannati visibilmente a perire, in un angolo d'una stanzuccia del librajo Pickering. Come nessuno fra i tanti Italiani stabiliti in Londra o viaggiatori a diporto andasse in cerca di quelle carte quando tutte potevano senza alcun dubbio ricuperarsi, e toccasse a un altro esule, fra le strette egli pure della miseria, la ventura di restituirne, undici anni dopo la morte di Foscolo, parte non foss'altro al paese, è memoria fra le tante di noncuranza e d'ingratitudine, vizî frequenti nei popoli inserviliti. Ma oggi che gli Italiani millantano d'essere liberi, perchè, a espiar quell'oblìo non sorge una voce che dica: «Invece di mandar doni a principesse che nulla fanno o faranno mai pel paese, e inalzar monumenti a ministri che nocquero ad esso, ponete, in nome della riconoscenza, una pietra che ricordi chi serbò inviolata l'anima propria e la dignit
Quant'altri de' miei, signora Jessie, avete in custodia? le dimandò il maggiore. Venti per certo; i rimanenti giacciono dispersi in chiese umide. A Barcellona fu una gara di quel nobile popolo per ricoverare i feriti nelle proprie case; qui non si trova nemmeno paglia da riempire i sacconi portati da Palermo.
È un paese squallido: gli stabilimenti immensi e deserti aspettavano invano i soliti forestieri, che la paura del cholera scorrazzante per la provincia ha dispersi. Vi ho fatto novanta fanghi in quarantacinque giorni, conquistando l'ammirazione di tutti gl'inservienti, che non ricordavano d'alcun altro tale follia. E come tutte le follie è stata inutile.
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