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Aggiornato: 17 maggio 2025
Egli è a sapersi, che in un angolo di quella piazzetta, sin dal secolo XIV, in occasione della peste memorabile che devastò mezza Europa, fu eretta una cappella detta di San Rocco, la quale, per la posizione che aveva con un palazzetto contiguo, aveva prodotto certe combinazioni d'angoli da generare un'eco mirabile; il quale ripeteva più volte il più minuto suono, perciò veniva chiamata anche la piazzetta dell'Eco, e i monelli venivano qui a passare il loro tempo godendo a sentir ripercosso tante volte il baccano che facevano. Su questa piazzetta vennero dunque i due campioni; ora avvenne che, attraversandola, il Mandello inciampasse in un corpo disteso quant'era lungo sul selciato, probabilmente il corpo avvinazzato di un qualche gabellino, e desse un tal barcollone che minacciò cadere. Il giovane gendarme, che era nojato di quella lunga passeggiata e ancora non sapeva ove v'andrebbe a fermarsi e, rifacendosi sull'ingiuria ricevuta, si sentiva abbruciare, còlta quell'occasione per parlare e pungere il suo nemico: Signore, gli disse, mi pare non siate ben fermo sulle vostre gambe; dunque, se siete ubbriaco, vi concedo d'andare a letto stanotte, che alle nostre spade non sar
Resisto alle valanghe delle tue scorie, e scendo giù, dorato, aureolato dalle tue pulverulenze d'oro meravigliato. Il Vulcano. Io devasto in giro tutti i giardini dei sentimenti in fiore e le loro ombrie, chitarre e mandolini che piangono fra le dita dei venti, cantori di serenate.
Fra i passatempi dei condannati giornalisti nel Reclusorio v'era pur quello di mettere in versi i fatti che destavano qualche impressione. Come saggio pubblico le seguenti strofe di don Albertario. La notte dal 26 al 27 novembre una libecciata terribile devastò la sponda ligure e recò gravi danni in mare e in terra. A Finalborgo furono schiantati alberi, trasportati dal vento comignoli e tetti; il camino della caldaia a vapore del Reclusorio di Finalborgo venne spezzato a met
Si narra che la continua tirannide che esercitavano sui loro sottoposti sia stata la causa di tale perdita. Finchè il loro governo come una maledizione posò sui poveri sudditi, che riempivano le carceri, e spesso erano anche precipitati nei pozzi sotterranei della fortezza, i lamenti del popolo si alzarono alti e strazianti. Un caso segnò il momento della liberazione. Nel novembre 1454 quindici giovanetti schernirono per via due monaci e aizzarono contro loro dei cani: i fratelli del chiostro se ne lagnarono presso l'abate e la notte seguente questi mandò i suoi birri alle case ove abitavano i giovani, appartenenti alle più note famiglie del luogo, e al cader del sole la popolazione vide i quindici infelici impiccati alla forca, in un punto che anche oggi si chiama Colle delle Forche. Allora la popolazione si sollevò, assalì il chiostro, uccise i monaci, li precipitò dalle finestre nell'abisso, e devastò l'abbazia. In seguito a questo fatto, Callisto III, il 16 gennaio 1455, ridusse Subiaco in commenda e dispose che un cardinale ne godesse i ricchi beneficî, sotto il titolo di abate; ed il primo fu il dotto spagnolo Juan Torquemada, cardinale di Santa Maria in Trastevere, cui comandò di riformare l'ordinamento di Subiaco e di tutti i castelli dipendenti. Fu allora stabilito un nuovo statuto, secondo il quale ogni abate era obbligato al giuramento di governare rettamente innanzi ai membri della comunit
Sembra però che gli dei, o i santi che li hanno oggi rimpiazzati, non concedano favori senza pretendere vittime. E così avvenne in questo caso: la pioggia fu accompagnata da un terribile ciclone, fenomeno stupendo che ebbi modo di osservare, perchè mi trovavo fuori a cavallo: una massa nera di nubi scese dai monti Volsci, avvolse la valle e devastò con la grandine una vasta estensione di vigneti. Da allora, quasi tutti i giorni, nel pomeriggio, scoppiò sui monti un uragano, accompagnato da tuoni e da lampi: al sopraggiungere di ogni nuovo temporale le campane di tutte le chiese venivano suonate a stormo. Un giorno tutto il paese fu sossopra; la popolazione si riversò nelle vie; si diceva che un fulmine avesse ucciso quattro persone e la notizia fu confermata. I morti furono portati nella casa di un contadino, dove furono sorvegliati per ventiquattro ore dalla polizia. Il giorno dopo giunse, cavalcando un asinello, il magistrato, seguito dal dottorino, di cui ho gi
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