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Aggiornato: 11 maggio 2025


Si narra che la continua tirannide che esercitavano sui loro sottoposti sia stata la causa di tale perdita. Finchè il loro governo come una maledizione posò sui poveri sudditi, che riempivano le carceri, e spesso erano anche precipitati nei pozzi sotterranei della fortezza, i lamenti del popolo si alzarono alti e strazianti. Un caso segnò il momento della liberazione. Nel novembre 1454 quindici giovanetti schernirono per via due monaci e aizzarono contro loro dei cani: i fratelli del chiostro se ne lagnarono presso l'abate e la notte seguente questi mandò i suoi birri alle case ove abitavano i giovani, appartenenti alle più note famiglie del luogo, e al cader del sole la popolazione vide i quindici infelici impiccati alla forca, in un punto che anche oggi si chiama Colle delle Forche. Allora la popolazione si sollevò, assalì il chiostro, uccise i monaci, li precipitò dalle finestre nell'abisso, e devastò l'abbazia. In seguito a questo fatto, Callisto III, il 16 gennaio 1455, ridusse Subiaco in commenda e dispose che un cardinale ne godesse i ricchi beneficî, sotto il titolo di abate; ed il primo fu il dotto spagnolo Juan Torquemada, cardinale di Santa Maria in Trastevere, cui comandò di riformare l'ordinamento di Subiaco e di tutti i castelli dipendenti. Fu allora stabilito un nuovo statuto, secondo il quale ogni abate era obbligato al giuramento di governare rettamente innanzi ai membri della comunit

Ma le stampe di libri con caratteri metallici e mobili non si fecero se non nel 1455 a Magonza, per invenzione di Guttemberg, aiutato in danari da Fust, e nell'opifizio da Schoeffer, tre tedeschi. E i tedeschi la portarono in Italia dieci soli anni appresso; Sweinheim e Pannartz in Subiaco nel 1465, e in Roma nel 1467; Giovanni da Spira in Venezia nel 1469; ed altri altrove.

Nell'anno 1470, riferisce uno, che trovandosi in Persia l'anno 1468, e rasonando con li mercanti li quali nuovamente vennero di Trebisonda, tra li quali fu Domenico Del Carretto che usava quel viaggio, disse che veniva nominato questo Ussun Cassan, et che in quelli zorni aveva fatto scorrerìa in Amasia et in Angora con pochissime genti, et il signor soldan Baiezit fiol di Maumet turco, in quel tempo essendo zovene, temeva affrontarsi con Ussun predicto, et si meravigliassimo del suo temer. Mi disse quel Domenico perchè vi meravigliate? io vo' narrar di questo Ussun Cassan cose incredibili. Costui fu fio di un signor abitante nelle montagne, su le quali ha alcuni castelli fortissimi, il suo paese si dice Tactai, è di poco tegnir. Essendo quello morto, il suo fiol Ussun divenne molto valevole, savio, audace et delli più belli di corpo, che da gran tempo si sono veduti, grande, spalluto, tutti i membri corrispondenti a quella bella persona come se fosse dipinto, et il suo capo siegue alla grandezza de la persona, con do occhi neri che è un terrore al vederli: et quanto è valoroso, tanto è liberale, cortese, benigno «ideo dicitur gratior et pulcher veniens in corpore virtus». Io come mercadante sono stato nel suo paese, vidilo, parlai con esso, et così come è grande, similiter il suo mangiar è estremo; e per il suo cavalcar, pochi boni cavalli se trova a portar tanto corpazzo. Del 1455 si mostrò con 3000 uomini e corse nel paese di Hasan e danneggiavalo molto, che mai poteva a lui resistere, quamvis Hasan fosse signore di Zagatai, poteva averlo in le man perchè lui era sempre sentiroso et apto alle insidie, et come presentiva la venuta di Hasan fugiva in le montagne. E nota che Hasan vedendosi grande et potente signore, et Ussun Cassan un signoretto che ardiva farli tanti insulti, molto si lamentò verso i suoi baroni dicendo: che val la mia potenza se non trovo nessun barone a prendere questo ladroncello e condurmelo morto o vivo, che prometto a chi mi porta la sua testa di dargli una citt

Fra' Angelico morì a Roma il 18 marzo dell'anno 1455; Nicolò V che lo aveva chiamato col

Trovasi menzione d'una lega italiana ideata tra il 1454 e il 1455; ma furon parole: gl'interessi minori ma presenti fecero lasciare i maggiori e lontani.

Parola Del Giorno

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