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Una lunga fila di arabi, accompagnati dal Comandante della scorta, dai soldati della Legazione e dai servi, attraversò l'accampamento, si venne a schierare davanti alla nostra tenda e depose ai piedi dell'Ambasciatore una gran quantit

Il secondo giorno andai dal detto maggiordomo, il quale disse aver inteso da Mirza che il re aveva comandato che mi fermassi, e fatta tradurre la lettera dal dragomanno che fu dell'ambasciatore d'Inghilterra, il quale si era fatto turco, e visto che per quella accusava una antecedente mandata da V. S. per un chogia Alì mercante di Tauris, però voleva vedere anche quella, poi mi avria spedito.

Le mule cariche, accompagnate dai mulattieri e dai servi, andavano a gruppi, a gran distanza gli uni dagli altri. Partii solo e camminai per quasi un'ora sulle colline dove non vidi che una mula, condotta da un servo arabo, la quale portava due bisaccie di paglia, di cui una conteneva la testa e l'altra i piedi d'un palafreniere dell'Ambasciatore preso da una fortissima febbre, che gemeva da far piet

Pover'uomo! Tutte le avventure del viaggio, tutte le grandi cose vedute, non lo avevano liberato da un pensiero doloroso che gli toglieva la pace fin dalla prima settimana del suo soggiorno in Tangeri. E questo dolore era una gelatina mal riuscita, fatta da lui un giorno che aveva pranzato in casa il Ministro di Francia; gelatina che aveva dato il primo crollo alla sua riputazione nel concetto dell'Ambasciatore, e che pure era riuscita male non per colpa sua, ma perchè il Marsala era cattivo. Fez, la corte, Mechinez, il Sebù, l'Oceano, egli li aveva visti, egli vedeva tutto a traverso quel disco di brodo condensato. O piuttosto non aveva visto e non vedeva niente perchè il suo corpo era bensì nel Marocco, ma l'anima viveva in piazza Castello. Gli domandai le sue impressioni di viaggio: erano poca cosa. Egli non sapeva capire chi potesse essere quella bestia che aveva stampato quel paese. Mi raccontò delle sue fatiche, delle sue liti cogli sguatteri arabi, delle difficolt

La banda, schierata davanti alla tenda, continuava a sonare con ferocia crescente. Un gesto supplichevole dell'Ambasciatore li fece tacere. Allora assistemmo a una scena assai curiosa. Quasi nello stesso punto si presentarono concitatamente all'Ambasciatore, uno a destra e l'altro a sinistra, un nero ed un arabo.

Io credo ch'egli nasconda un sospiro sotto un anelito ciò che arriva sempre quando si valsa all'intenzione di un'altra. Vitaliana non rispose. Si rimisero a valsare. Quando si fermarono per riposare, lord Warland dimandò: Andrete voi al ballo dell'ambasciatore d'Inghilterra, martedì prossimo, duchessa?

Il terzo personaggio fu il cuoco dell'Ambasciatore, che ci portò il caffè; un piemontese pretto, tagliato tutto d'un pezzo in un pilastro dei portici di piazza Castello, il quale da Torino, ch'egli chiamava il giardino d'Italia, era piovuto, pochi giorni prima, a Tangeri, e non aveva ancora ritrovato stesso. Il pover'uomo non faceva che esclamare: Oh che paese! Oh che paese!

Entrò nell'accampamento a cavallo, accompagnato da un ufficiale e da due soldati che lo presero in braccio quando scese di sella, e s'avanzò a passo grave verso la tenda dell'Ambasciatore, strascicando come un paludamento la sua gran cappa turchina, con la mano sinistra appoggiata sulla sciabola più lunga di lui, e la destra distesa in atto di saluto.

Nove giugno: ultimo del soggiorno dell'Ambasciata italiana in Fez. Tutte le domande dell'Ambasciatore sono state esaudite, accomodati gli affari del Ducali e dello Scellal, fatte le visite di congedo, subíto l'ultimo pranzo di Sid-Mussa, ricevuti i regali d'uso del Sultano: un bel cavallo nero, con una enorme sella di velluto verde, gallonata d'oro, all'Ambasciatore; sciabole dorate e damascate ai membri ufficiali dell'Ambasciata; una mula al secondo dracomanno. Le tende e le casse son partite stamattina, le stanze son vuote, le mule son pronte, la scorta ci attende alla porta della Nicchia del burro, i miei compagni passeggiano nel cortile aspettando l'ora della partenza, ed io seduto per l'ultima volta sul mio letto imperiale, noto, col quaderno sulle ginocchia, le mie ultime impressioni di Fez. Quali sono? Che cosa ha finito per lasciarmi, in fondo all'anima, lo spettacolo di questa citt

Non lo lasciò libero che dietro ingiunzione dell'ambasciatore inglese proibendogli però di non porre più piede in Turchia. O'Donovan, ricco assai, credette giunta l'ora di riposarsi alcuni anni, ma non fu così.