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Aggiornato: 17 luglio 2025
Dal Museo andai alla cattedrale colla speranza di sentirvi suonare l'organo famoso di Cristiano Müller, che si dice essere il più grande del mondo, e conta fra le sue glorie quella d'essere stato suonato dal celebre Händel e da un ragazzo di dieci anni che aveva nome Mozart. La chiesa, fondata verso la fine del quindicesimo secolo, è bianca e nuda come una moschea; e coperta da una vôlta altissima rivestita di legno di cedro, la quale s'appoggia sopra ventotto leggere colonne. In un muro si vede una palla da cannone dell'assedio del 1573. Nel mezzo della chiesa v'è un monumento consacrato alla memoria dell'ingegnere Conrad, costruttore delle cateratte di Katwijk, e del suo collega Brunings «protettore dell'Olanda contro il furore del mare e la potenza delle tempeste.» Dietro il coro è sepolto il grande poeta Bilderdijk. A un arco sono sospesi alcuni piccoli modelli di bastimenti da guerra che rammentano la quinta crociata, condotta dal conte Guglielmo I d'Olanda. Vicino al pulpito v'è la tomba del Coster. L'organo, sostenuto da colonne di porfido, copre tutta una parete dal pavimento al tetto, e ha quattro tastiere, sessantaquattro registri e cinquemila canne, alcune delle quali sono alte due volte una casa olandese. In quel momento v'eran parecchi forestieri: l'organista non si fece attendere, e io potei sentire, come dice Vittor Ugo, cantare i cannoni di Dio. Profanissimo all'arte, non saprei dire in che cosa l'organo della chiesa di Haarlem differisca da quello del San Paolo di Londra o della cattedrale di Friburgo o della basilica di Siviglia. Ho sentito il solito squillo che annunzia la battaglia, a cui tien dietro un tumulto formidabile di colpi di cannone, di grida di feriti e di fanfare vittoriose che s'allontanano di valle in valle fin che si perdono di l
Prima peraltro di passare oltre fa duopo arrestarci una diecina di minuti in un salotto di transito e precisamente presso una portiera che copre colle cortine il vano di una finestra entro il quale due persone stanno chiacchierando; sicchè potrem sentire quanto appresso. Oh quanto è amabile quella fanciulla! si dice anche sia molta ricca. Ne so più di te; si chiama Rosina.
Si toglie dal collo il lungo velo bianco e gli copre il viso. Poi strappa il ferro dalla ferita. Giana appare alla soglia, scorge il corpo attraversato, si curva, lo palpa; ritrae le mani rabbrividendo. Ah, è sangue! Chi l’ha ucciso?
Intanto che vengon costoro, e che il degenere successore di Figaro sta architettando la bigia chioma del vecchio patrizio, con cauto riserbo solleviamo una parte del velo che copre questo gran personaggio.
Questo incidente fece sì che in palazzo Bollati si gustasse meno l'ultima parte, pur così bella, dello spettacolo, quando cioè tutte le barche prima raccolte, ristrette ai due lati del Canal grande, pigliano il largo e formano un suolo galleggiante che copre e nasconde la superficie dell'acqua.
Mortella. Ancóra vuoi chiudere gli occhi! Ancóra vuoi essere illusa e risparmiata! Tutto devi sapere. Costanza. Tu ne sei certa? Di che cosa sei certa? fino a che punto? Le parole le bruciano le labbra. Insofferente, Mortella si copre la faccia con le mani.
Fu introdotto in uno di quei salotti borghesi che stanno sempre chiusi perchè il sole non abbia a sciupare i mobili, e di cui la serva apre le imposte quando ha fatto entrare un visitatore, lo abbaglia col riflesso del sollione che batte sul muro bianco di facciata, poi si volta, vede che si copre gli occhi colle mani, torna a chiudere un po' più, un po' meno, e lo fa assistere ad una serie d'effetti di luce, pittorici forse, ma punto comodi.
Sono da sette giorni a Tangeri, e non ho ancora visto il viso d'un'araba. Mi par di trovarmi in un grande veglione di donne mascherate da streghe, come se le figurano i bimbi, camuffate in un lenzuolo mortuario. Camminano a passi lunghi, lentamente, un po' curve, coprendosi il viso col lembo d'una specie di mantello di tela, sotto il quale non hanno altro che una camicia a larghe maniche, stretta intorno alla vita da un cordone, come la tonaca d'un frate. Del loro corpo non si vede che gli occhi, la mano che copre il viso, tinta di rosso coll'henné alle estremit
Il panorama è esteso e molto interessante; ma, se si eccettua la pianura piemontese e le pendici imboschite attorno al Vallone di Casterino, la vegetazione arborea manca quasi intieramente al paesaggio, come le due case vicino al Lago Vej del Bouc sono quasi i soli segni di vita umana in quei dintorni. Verso nord-ovest la lunga cresta dentellata di Monte Carbonè, le cui cime per buon tratto conservano un'altezza pressochè uguale (il punto più alto, chiamato Punta del Cairas sulla carta sarda, misura m. 2828), copre gran parte delle Alpi Graie e Pennine, mentre il selvaggio gruppo dell'Abisso, verso sud, cela i monti di Tenda. Brevi tratti di pascoli e qualche lago danno a quella natura desolata un aspetto più ameno: ben altro doveva essere quando folti boschi nereggiavano su tutte quelle pendici! Fra i laghi merita speciale menzione il Carboné (m. 2621), di cui si vede l'estremit
Il curato copre dunque anche le funzioni di sindaco? Il sindaco! Si starebbe freschi se si aspettasse una provvidenza dal sindaco.... Eravamo usciti dal villaggio, e gi
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