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Aggiornato: 9 giugno 2025
Il generale Morra di Lavriano terminò la sua eloquente, patriottica e veritiera concione facendo un parallelo tra le vittorie ottenute in Sicilia dai soldati italiani e quella, allora recentissima, ottenuta in Africa ad Agordat, non senza esprimere il rammarico che essi dovevano provare combattendo contro uomini che parlano la stessa loro lingua... E dopo il solito volo lirico all'unit
La compagnia degli zuavi si avanzò alla bajonetta: fu accolta con un fuoco vivissimo, e costretta a ripiegare. Allora mossero innanzi i gendarmi a cavallo, mulinando colle sciabole sguainate: i patrioti li aspettarono di piè fermo, e combattendo disperatamente li posero in fuga. La colonna pontificia si ritirò nella vigna Matteini, e la Porta San Paolo rimase in potere di quel pugno di forti.
Quegli sbocchi erano fortemente occupati dai cacciatori esteri e dai gendarmi. I Romani si trovarono nella svantaggiosa situazione di chi sale, combattendo contro chi si trova in alto; erano pochi e quasi inermi contro i molti e armati, ma pure procedevano animosi.
Io pure son forte... vedi queste braccia? hanno calati fendenti mortali laggiù... vedi questa cicatrice che mi sfregia? l'ebbi al passaggio del Po, combattendo da prode... ed avrò paura d'un codardo seduttore? no, no, figlio, non temere... son forte! Oh sì, siete forte!... ma povero! Colui, lo so, è ricco... ma per Bizco... Zitto, padre mio... ecco Zelmira. Non una parola, Pierio!
«Dal Turco infuriato esce percossa Che Amedeo trova e nella coscia il fere Gagliardo sì, ch'ivi tremar fe l'ossa: Tosto che rimirò le vene altiere La terra far del nobil sangue rossa ecc.» Non è dunque da pensare che niun pericolo incorresse Amedeo combattendo coll'armi temprate dal favore celeste.
Quando gli annunziarono l'abate Teodoro, stava l'Illustrissimo combattendo contro la noja e il dispetto che da qualche tempo l'assediavano più importuni, e pensava al viaggio degli anni che andavano innanzi anche per lui, a quegli acciacchi che lasciavansi dietro.
De le nostre battaglie ove trascorso Or sia lo stato vel vedete aperto; Rodi su quel momento ebbe soccorso Che lo sterminio ella attendea per certo; Ottoman combattendo a morte è corso; La plebe vinta, e del martir sofferto Isbigottita, s'avvalora in vano, Nè più porgere a' ferri osa la mano.
Londra, ottobre 1844. «Ma se nella tempesta, ch'io sto combattendo, soccombo, onde non lasciare a' miei cari vergogna dall'avermi amato, non negate di dare alla mia memoria un fiore che la depuri dall'infamia che i nostri tiranni non mancheranno certamente d'applicarle.» «Addio; addio.
A questi, Girani rendea pur grazie di antichi benefizj, a quelli ricordava la vita insieme condotta, i corsi perigli e le palme mietute: ma per me tutto ha fine, e quale!... a voi sta chiuso il campo della gloria, a me la fossa... Almeno fossi caduto combattendo, che il mio nome andrebbe scritto fra quello de' valorosi figli della patria.
TINT. No!... (Anche la lupa, che vegliò il lupicino trafitto, abbandona la tana ai corvi! Io fuggirò'?...) (combattendo fiera battaglia, facendosi per crudelissima necessit
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