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Accusatori, testimoni ed accusati. Da una circolare del Generale Morra di Lavriano da accenni e telegrammi dell'on. Crispi, da lettere e telegrammi dei Prefetti e sotto-prefetti nei momenti del pericolo e quando in Sicilia non c'erano ancora truppe a sufficienza, oltre che da quanto sin'ora è stato esposto sulle cause dei moti di Sicilia, emerge luminosamente, che in questi ebbero parte grandissima le ire e gli odî dei partiti locali, gli antagonismi e le lotte amministrative: la partigiana, dissennata e iniqua amministrazione dei municipî, infeudati da anni a consorterie locali, che ne usarono ed abusarono in tutti i modi sotto l'egida di Prefetti e deputati: le prepotenze delle combriccole locali, che, come scrisse l'on. Pantano, appestano l'aria delle citt

Trovai nel Generale Morra di Lavriano persona squisitissima nella forma, ma irremovibile nella sostanza di negare il permesso alla trasmissione telegrafica dell'appello a firma di molti repubblicani e socialisti.

Un'ultima testimonianza: Il 4 gennaio 1894 contemporaneamente alla proclamazione dello stato di assedio, e quasi a severa condanna dell'insana misura, vi fu chi disse in Palermo sotto gli occhi del Generale Morra di Lavriano e della Mont

Se il partito repubblicano-socialista fece il dover suo consigliando la calma nella speranza d'infrenare la reazione togliendole ogni pretesto ad infierire, non fu, però, fortunato perchè la reazione non si arrestò; sopratutto stando ad alcune voci accreditate, per opera di alcuni noti uomini politici, che circuivano a Palermo il generale Morra di Lavriano ed a Roma l'on. Crispi .

Di che il generale Morra di Lavriano e della Mont

Si comincia col reale decreto del 3 gennajo 1894, contro firmato dal Consiglio dei ministri col quale si proclama lo Stato d'assedio in tutte le provincie della Sicilia; vi si nomina Regio Commissario straordinario con pieni poteri il tenente generale Morra di Lavriano e della Mont

La Sicilia era, dunque, pel Gabinetto del generale Morra di Lavriano corpus et anima villa... Ed ora si meravigli chi può della sapienza degli atti e degli editti del Commissario. Date queste premesse e assodate queste cause predisponenti si può indovinare quale e quanta responsabilit

Fu soppressa l'Unione di Catania: soppressi il Riscatto, il Vespro, i Pagliacci di Messina; e soppresso in Palermo fu l'Amico del popolo, giornale monarchico che si pubblicava da trentatrè anni, e soppresso fu il Siciliano. Quest'ultima soppressione merita qualche parola di più del semplice annunzio del fatto. Il Siciliano, giornale repubblicano socialista, durante lo stato di assedio sbalordì per la sua temperanza; esso, senza rinunziare ai propri ideali, tenne un linguaggio che anche ai tempi di Maniscalco, di borbonica memoria, sarebbe stato trovato correttissimo. Ma al generale Morra di Lavriano erano le idee propugnate con sincerit

Onde, visto che erano inefficaci gli arresti, visto che non approdava la censura, visto che si respingevano sdegnosamente le proposte disonorevoli, fu decisa ed eseguita la soppressione del Siciliano. Ci fu un pretesto per la soppressione? Questa avvenne dopo la pubblicazione del del 9 Febbraio per un capo-cronaca intitolato: Onore ai fucilatori! nel quale senza alcun commento si riferiscono alcuni brani dell'allocuzione del generale Morra di Lavriano di cui gi

«Ebbene, è deplorevole che questo sentimento elementare non sia stato capito dal signor generale Morra di Lavriano, il quale ha creduto delicato, opportuno, gentile, scegliere proprio il giorno, in cui si pronunziava quella enorme requisitoria... (Interruzioni) per indire, proprio in quel giorno, in via eccezionale un solenne festoso banchetto ai notabili e all'alta societ