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Benedetto IV regna pochi mesi; pochi giorni Leone V, cacciato da Cristoforo, il quale a volta sua, dopo sette mesi, si trova sbandito; e non è il peggio. Marozia consacra papa Sergio III, e Teodora Giovanni X; ma la Marozia soffoca co' guanciali Giovanni bagascione della madre Teodora: e dopo Leone VI e Stefano VII ovvero VIII di così brutte ferite cincischiato dai Romani, che egli per colpa della sua deformit

Su ’l confine dell’oliveto stava una gran cisterna, e accanto alla cisterna un lungo canale di pietra dove le vacche venivano ad abbeverarsi. Tutti i giorni Anna faceva sosta in quel luogo; ed ella e l’asino si dissetavano prima di seguire il cammino. Una volta ella s’incontrò co ’l custode dell’armento, che era nativo di Tollo e aveva la guardatura un poco losca e il labbro leporino. L’uomo le volse il saluto; e ambedue cominciarono a ragionare dei pascoli e dell’acqua, e poi dei santuari e dei miracoli religiosi. Anna ascoltava con benignit

La sua padrona, morendo, le aveva lasciati dei mobili, coi quali la Teresa era tornata in famiglia a deplorare co' suoi la spilorceria della morta.

Egli non fu ricco mai, chè quella po' di roba che si trova la mise a parte co' suoi sudori, quantunque non avesse casa a Firenze, e gli tornasse grave mantenersi cost

Disse la dama: Io non l'ho avuto ancora, ed il pigliarlomi saria molesto, perocché il meglio alle fattezze isfiora, oltre che mi potrebbe esser funesto. Disse il marchese: Non, in fede mia. La dama co' serventi passa via. Un gran rumor venía su per la scala, un ridacchiar femminile e maschile. Terigi sta come terzuol sull'ala, e si diguazza a comparir gentile.

Dunque un tuo libro battezzar si vuole di fabbro una bottega o legnaiuolo. Deh! canta autunni e tempi e luna e sole, e crediti a tua posta un usignuolo; dedica, imprimi, a tuo modo ti regola; ma tu mi par stizzita una pettegola. Gl'impostori scrittor d'allora in caldo appiccorno question co' buon scrittori.

È l'armata a cavallo e la pedestre di dugento migliaia, uomin gagliardi, per dare a Carlo di amare minestre e i paladini a pettinar co' cardi. La fama è in Francia, e suona colla tromba, che il re Marsilio coll'armata piomba. Or chi vedesse i paladin puliti, co' cappellin sotto al sinistro braccio, far lor passini ed atti sbalorditi perché al Consiglio suona il campanaccio!

E io vestito da antico romano, Co' la corona d'oro su la fronte, Me facevo er mi' giro piano piano. Stavo sur carro come er re Fetonte; Co' l'érmo in testa, co' la frusta in mano... Parevo tale e quale Orazio ar ponte! So' rivato seconno, so' 'rivato! Subito che li possino ammazzalli Me diedero du' capre pe' cavalli, Come avevo da fa', Cristo beato?

Separati cosí quasi affatto dalla conoscenza de' capi d'opera dell'antichitá, come potevano quegli infelici far poesie e non dare in ciampanelle? Poi vollero giustificare i loro strafalcioni; e congiurarono co' loro fratelli filosofi, e tentarono la metafisica e la logica e dettarono sistemi.

Giusto vagò molta parte della notte intorno al villino, tenendo desti i cani di guardia che empivano la campagna co' latrati; cercò sempre il lume acceso, con una speranza impossibile, cioè che la sua innamorata avesse a distinguere il passo di Giusto per le zolle dei campi e potesse correre alla finestra a mandargli un saluto, a dirgli a bassa voce: «io sto meglio e t'amo».