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Aggiornato: 13 giugno 2025


Quanto piú segni mi dái, men t'intendo. PEDOLITRO. Che parlo arabico o tartaresco? Fai della stordita, per non accettar la veritá. CLERIA. Fai tu del cattivo, per farmi accettare il falso. PEDOLITRO. Non m'hai servito duo mesi in casa di Pandolfo in Vineggia, quando cadei infermo duo anni sono? CLERIA. O Dio, che ascolto! PEDOLITRO. Dico che tu sei Sofia, intendi? a chi dico io?

Ma s'io amai giamai Sulpizia, faccia Idio che non conseguisca alcun desiderio; son per amarla per l'avvenire, ché sempre piú tosto l'ho odiata che amata, e m'ho fatto beffe di lei. Ho ben amata la vostra Cleria dal primo giorno che la viddi; ma il rispetto dell'amicizia fra me e Attilio me ha vietato che non lo scoprisse, per non offenderlo con la mia indegnitá.

PARDO. Ben, chi vi disse che Costanza mia moglie era morta, e che Cleria fusse viva? Quando voi foste a Constantinopoli? perché non rispondi? Chi non risponde subbito, sta pensando alla scusa. TRINCA. Come, non son stato io a Constantinopoli? PARDO. tu mio figlio. TRINCA. Io non so come voi dite. PARDO. Che rispondi? TRINCA. Chi v'ha informato del contrario?

CLERIA. Attilio, anima mia, fermatevi costí, ché son stata gran pezza aspettandovi in fenestra, per avisarvi che, se un poco piú foste tardato, non areste trovata la vostra Cleria in casa. ATTILIO. Non vi dolete, occhio mio caro. CLERIA. Qual miseria è che pareggi la mia?

PARDO. Attilio mio figlio e Trinca servo, i quali ho inviati col riscatto in Constantinopoli per lei e per Cleria mia figlia; e son alcuni mesi che son tornati di , e ha menato seco Cleria sua sorella, e mi ha riferito che Costanza era morta quattro anni sono; che se fusse stata viva, l'arebbe riscattata e condotta a Nola.

Assicuratevi tutta nella mia fede, che la troverete piú fedele dell'istessa fedeltá, e sappiate che dubitar nella fede dimostra infedeltá. CLERIA. S'io non fusse fidelissima, non vi arrei amato e servito con tanta fede.

LIMOFORO. Pur mi chiami Limoforo; e tu non volendo, a tuo dispetto la lingua ti manifesta i secreti del core. Ma questi chi è? LIMA. Limoforo Pignatelli, marito di Cleria mia padrona, il qual avendolo stimato morto col suo figlio, ho sempre onorata la sua morte con molte lacrime. PEDANTE. Dii boni, quid audio? or in me regresso conosco che son stato deluso.

ESSANDRO. Benissimo. CLERIA. E digli che s'io potessi, vorrei chiamarlo crudele; che sapendo bene che dalla sua vista gli spirti miei prendono l'alimento della lor vita, e mancandomi la sua vista mi mancaria la vita, perché mi fa carestia di cosa che poco gli importa, e dandomene molto, a lui non scema nulla?

CLERIA. Egli mi tocca? ESSANDRO. Ti abbraccia, ti bacia e ti vede sempre, e ha tanto piacer di vederti e di abbracciarti che mai simil ebbe; ed egli si terrebbe felicissimo se in quel punto fusse riconosciuto da voi. CLERIA. Scherzi, eh? ESSANDRO. Possa morir se scherzo. CLERIA. Perché dunque non mi si scuopre? ESSANDRO. Perché dubita. CLERIA. Di che dubita?

NEPITA. Non dubitar che alle donne piacciono piú questi uomini di grosso ingegno che quelli di delicato e sottile, per esser troppo fastidio a trattar con loro che nel piú bel maneggiargli o si torcono o si spezzano. Ma come ponno star insieme due cose contrarie? se tu sei innamorato di Cleria, come sei ruffiano di Essandro, quel tuo parente?

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