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Aggiornato: 21 giugno 2025
A lui, che in Aspromonte pugnava fra i pallidi insorti, tu canti ancor: «Si scopron le tombe, si levano i morti....»: quando s’addensan l’ombre de’ plumbei tramonti pei cieli, tu arridi a lui con l’inno fedel di Goffredo Mameli. Amo i tuoi stanchi ritmi, che sanno a la povera gente portare un soffio, un raggio di queta gaiezza ridente;
Beatrice, quasi trasmutata in faccia per la interna compiacenza, con suono di voce dolce quanto la benedizione di una madre concluse: Il martirio sopra la terra si chiama gloria nei cieli: perseverate, e morite come i fedeli di Cristo morivano.
Ma questa volta destandomi incontrai il volto di Clelia presso al mio; e il suo sguardo melanconico e dolce come quello di un angelo che sospira l'infinita distesa dei cieli." "Ritrovai la mia Clelia, ritrovai il mio cuore.
Oh! tu felice, esclamò, tu non conosci che l'azzurro dei cieli ed il raggio benefico del sole; la natura sorridente ti accoglie dovunque, e tu dovunque sorridi col tuo canto celeste. Anch'io una volta i miei giorni passava nel gaudio; ora quella gioia innocente esiliò per sempre dal mio cuore; esso ha perduto la sua pace, la sua tranquillit
Ditemi, sète voi deliberato di averla? PIRINO. Sí. FORCA. Per ogni via? PIRINO. Sí. FORCA. E non lasciar l'impresa? PIRINO. Lascieranno piú tosto i cieli di muoversi, il sol di splendere, mancherá l'aria, si risolverá il mondo, che possa lasciar Melitea.
E quelli a me: <<Oh creature sciocche, quanta ignoranza e` quella che v'offende! Or vo' che tu mia sentenza ne 'mbocche. Colui lo cui saver tutto trascende, fece li cieli e die` lor chi conduce si` ch'ogne parte ad ogne parte splende, distribuendo igualmente la luce. Similemente a li splendor mondani ordino` general ministra e duce
Di che séguita che dell'avere faticato s'acquista, dove del non avere studiato l'uomo si ritruova di scienza vòto. E' non pare che alcun dubbio sia li cieli, i pianeti e le stelle esser ministri della divina potenza, e, secondo la virtú loro attribuita, i corpi inferiori generare, mediante quelle cagioni che dalla natura sono ordinate, e quegli nutrire e nel lor fine menargli.
Ora, se innanzi a me nulla s’aombra, non ti maravigliar più che d’i cieli che l’uno a l’altro raggio non ingombra. A sofferir tormenti, caldi e geli simili corpi la Virtù dispone che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli. Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone.
Sotto altri cieli io vissi, in altra forma, con altro cuore. Fiammule e baleni d’allora, erranti lucciole tra’ fieni, risfavillano in me, s’io vegli o dorma. Io so chi fui, nel tempo gi
E sotto ai raggi dorati del sole di aprile, sott'al cielo bianco lattiginoso che ha un carattere così umano in confronto ai cieli metallici dei paesi meridionali, la misteriosa giocondit
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