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Aggiornato: 21 giugno 2025
Indi egli disse: In una delle tue lettere molto tempo fa, mi scrivesti: «Questo amore traverso la lontananza, questo amore che non ha chiesto l'aiuto di alcuno dei nostri sensi, questa è la celeste Rosa dell'Amore, la mistica Meraviglia, fiorita nelle nostre anime a diletto dei cieli». Vogliamo coglierla, Nancy? coglierla e portarla per diletto nostro?
Ed essi ebbero a scavare con le mani il granito che col ferro, e con le polveri incendiarie domiamo noi! Ma se si dileguarono nella gloria dei secoli, essi stanno presenti a quella di Dio: il ricordo di loro è scritto a caratteri di stelle nel volume dei cieli: tanto maggiore premio conseguiranno, ed avranno diritto di conseguire quanto meno potr
Vero è che più e meno eran contratti secondo ch’avien più e meno a dosso; e qual più pazïenza avea ne li atti, piangendo parea dicer: ‘Più non posso’. Purgatorio · Canto XI «O Padre nostro, che ne’ cieli stai, non circunscritto, ma per più amore ch’ai primi effetti di l
Io del tuo lume e tu del mio t'imbianchi; né dal nodo che tien l'alto suggello unqua, Padre, mi svello. Né voi verrete in suo servigio stanchi, stellati cieli e tu, nostro scabello, ritonda terra; ma ello s'indura contra noi l'ungiuta ciampa, e giá si finge e stampa di ferro e pietra statue, quell'onore lor dando che a Dio vien, del tutto autore.
Sia pure per ora come vogliono: io dimando ancora se questo moto de' cieli è uguale o ineguale.
Ah, ch’io possa cantar fino a sentire in un gorgo di sangue il cor spaccarsi, e per delizia l’anima restarsi smemorata fra il vivere e il morire: sospesa al tremolar delle tue corde la voce, come su un azzurro abisso di cieli:
ATTILIO. O madre, o cara madre, o tre volte madre, perché tre volte m'hai donato l'essere! O cieli troppo potenti, troppo influenti! o stupori, o meraviglie grandi, che da moglie mi diventi sorella e da sorella moglie! Ma Cleria che facea?
Gli antichi di provincia tuoi fedeli son quasi tutti fuggiti alle ville, in castellacci discoperti a' cieli, con figli e figlie e nipoti e pupille, ripieni di pensieri acri e crudeli, allor che suonan mezzodí le squille. Educazion non han, mangiar né bere: pensa se daran nerbo alle tue schiere. Non son nelle cittá minor gli affanni.
Così traversa la vita, poi sul letto dell'agonia, deserto dagli uomini, non accompagnato che dalle opere sue, volge ancora il pensiero ai giovanili suoi giorni, a sua madre, e muore con una fiducia serena in quel Padre che è nei cieli.
A suoi voti alfin deh rida Una sorte più serena, L'infelice assai la pena D'esser bella oh Dio pagò! O Italia, o Italia! Sorgi alle glorie; tu la reina sei del mondo, tu sei la figlia de' Cieli. Il tuo genio t'invita a contemplare in dolce estasi i secoli gareggiare coi secoli a far più vividi i tuoi splendori. Un mondo è il tuo regno; degne d'un mondo sieno le tue leggi.
Parola Del Giorno
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