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Aggiornato: 16 luglio 2025
Un bisbiglio di voci, accompagnato da un melodioso e fresco scroscio di riso accompagnò la risposta del Cicerone. È lei! pensò. E dovette sedersi per l'emozione. Dio fa ch'ella posi continuò in cuor suo e che essa non abbia oggi il capriccio di considerarmi come un uomo di questo mondo. Questa frase di Mattia giunger
Quale stupendo panorama di monti tutto all'intorno, quali tinte calde non si perdono nei vapori dell'orizzonte! Cicerone fu figlio della pianura, non dei monti; egli, spirito vasto, radunò in sè quale fiume potente tutti i ruscelli dello scibile suo contemporaneo. Mario invece fu figlio delle montagne, nato proprio in Arpino, fra le mura dei ciclopi, dove vogliamo salire.
Parlateci ancora di questo giardino misterioso e incantato disse la zitellona, crollando il caposorridente per le sortite del vecchio Cicerone. Oh, molto misterioso! sciamò questi alzando gli occhi al cielo. Si può dire che dopo me non vi siano a Milano che tre persone, le quali abbiano avuto la immensa fortuna di spingere lo sguardo in quel sacrario dell'arte viva. E voi siete del numero?
Cicerone vi possedeva una villa. Egli ne fa menzione spesso nelle sue epistole, in una delle quali, scritta ad Attico appunto da Astura, è detto: «Est hic locus amoenus et in mari ipso, qui et Antio et Circaeis aspici possit». Abitava volentieri questa villa che più delle altre gli offriva quiete e riposo. Poco prima della sua morte venne qui ed Astura gli fu fatale. Vi si era rifugiato in primavera, non appena aveva saputo che sarebbe stato compreso nelle liste di proscrizione; Plutarco narra che si era qui imbarcato per fuggire in Macedonia, presso Bruto, ma che aveva poi cambiato idea ed era tornato a terra. Con l'intenzione di recarsi a Roma per cercare di commuovere Ottaviano, partì da Astura e prese la via della citt
Entrambi però erano d'avviso che lo stile austriaco non avesse confronti "quella maniera larga di dipingere in tinta gialla che fa credere tutta roba da museo anche i quadri di un anno" essi la ritenevano la miglior pittura che fosse al mondo. Si sa bene che ognuno ha il suo orgoglio nazionale! A un certo punto s'interpose il Cicerone.
Una notte sognai che Eugenio s'era pentito ed era tornato sui suoi passi presso di me, e che io lo abbracciava con tenerezza. Cicerone in un cantuccio ci guardava sorridendo e con un lembo del suo manto si rasciugava una lagrima.
Cosí fu creduta gran dote quella di Tullia, figlia di Cicerone, che portò al marito «X millia aeris», che risponde a cento scudi; e «Megalia» fu per antonomasia detta quella femmina dotata, perché portò «quingenta millia aeris», che sono 5 mila scudi.
Dopo la Cattedrale, il mio cicerone mi condusse a vedere la famosa chiesa di San Juan de los Reyes, posta sulle rive del Tago. La mente mi si turba ancora a pensare ai giri e rigiri che dovemmo fare per andarvi. Era mezzogiorno, le strade deserte; via via che ci allontanavamo dal centro della citt
Il cicerone mi mostrò una pietra bianca incastrata nel muro, coperta da una rete di ferro, e con intorno questa iscrizione: «Quando la reina del cielo Puso los pies en el suelo En esta piedra los puso.» "Dunque," domandai "la Santa Vergine ha messo proprio il piede su questa pietra?"
La zitellona si fece malinconica. Forse un assalto di nostalgia l'aveva presa. Non c'è come la rondine per ridestar nel cuore la memoria della casa lontana. In quel punto un colpo di martello fece trasalire la Tedesca. Il Cicerone aveva picchiato alla porta chiusa col battente di bronzo.
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