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Aggiornato: 6 luglio 2025


«Pensai da quanto tempo non avevo più scritto a Max; e che certo fra quelle lettere ce ne dovevano essere di sue; ed accettai di vedere quella corrispondenza arretrata. «Passai tutte quelle buste chiuse, cercai sugli indirizzi la brutta scrittura di Max. C'era infatti una lettera sua. Nell'aprirla tornavo a dire tra me: «Se potessi amarlo ancora!» e la mia mano tremava.

Mio zio rimase sbalordito, la Rosa accorse al rumore, io abbassai il capo confuso e pentito della mia escandescenza. Cercai ogni argomento possibile per giustificare tale esaltazione, ma era troppo tardi. Mio zio aveva aperto gli occhi, e mi leggeva nel cuore; io non dovevo più sperare sulle sue prestazioni per farmi ritornare a Milano.

"Signor mio, ho paura di ," rispose Alice; "Non posso più rammentarmi bene le cose come una volta e non posso conservare per dieci minuti la stessa statura!" "Quali cose non potete rammentare?" domandò il Bruco. "Ecco, cercai una volta di ripetere 'Rondinella pellegrina' e m'uscì dalle labbra tutto diverso!" soggiunse Alice assai mestamente.

Prima di andare a tavola Orsola, tutta turbata, venne a dirmi che la conserva di pere aveva preso la muffa. Ora mi ricordo benissimo che in altre circostanze consimili io avevo diviso le pene di Orsola, ma quella volta non mi fu possibile; cercai anzi di persuaderla che era una disgrazia ben meschina. Che daremo al piccino quando mangia alla sera il suo pezzetto di pane?

Fui diversi giorni in delirio; quando rinsensai, ero su una galea; mi si conduceva a Venezia.... Cercai quelle lettere, che portavo sopra di me, più non vi erano... Pazienza!... State tranquilla, le avrò perdute nella battaglia, in mare forse.... Addio dunque.... Addio. E l'ufficiale prese una mano della duchessa, e la baciò. Partite, diss'ella risolutamente. Perdonate.

Colla mente fissa in questo pensiero almanaccai cento cose stranissime senza frutto; e allora cercai di darmi pace dicendo a me stesso come fosse naturale che Raimondo si dolesse insieme della perdita di Clelia, e si amareggiasse del suo destino. Questa spiegazione mi appagò alcun tempo, e mi vi acquietai; ma ben tosto i miei dubbi risorsero, e da capo le mie ricerche, e le mie fantasie.

«La cercai, infatti, ma infruttuosamente. La mia attenzione era incapace di soffermarsi sul quesito, di antivederne tutte le soluzioni possibili. Mi rammentavo di certi tormentosi problemi algebrici studiati a scuola, pensavo al binomio di Newton, sentivo di dover adattare alla circostanza il calcolo delle combinazioni. Tentavo di ragionare: Il caso, interrogato, potr

Ella fu di lui più forte, eppure aveva amato assai più!... Tutto è finito fra noi, Federico, gli rispose; dovete comprenderlo. , donna Livia, lo comprendo, ed è soltanto per giustificarmi che cercai rivedervi; prima voglio dirvi che io credevo davvero morire a Lepanto, quando gravemente ferito consegnai a dal Pozzo quel vostro ricordo onde rendervi la libert

Un'ora dopo essendomi nato desiderio di vedere a qual punto si trovasse nel suo labirinto, cercai cogli occhi Raimondo. Egli era sempre vicino a Clelia e le parlava con calore.... "Benissimo!" Però non avendo di meglio a fare, io continuai a gironzare per le sale. Dopo due ore che mi parvero eterne, le sale incominciarono a farsi deserte.

Uscito di casa alle otto di mattina, secondo il solito, cercai coll'occhio, nelle vie deserte, un lustrascarpe. Vana ricerca. Gli innumerevoli italiani, negri e americani che hanno il loro deschetto e la sedia in quasi tutte le cantonate, erano irreperibili. Anche il lustrare le scarpe è un'opera servile, proibita dalla legge.

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