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Aggiornato: 6 luglio 2025


Cercai nei giornali la notizia di quel suicidio; nessuno ne faceva cenno. Aveva ella mentito?... Riflettei che non mi aveva detto che colui si fosse ammazzato a Firenze o in qualche altra citt

Quel giorno cercai tutti i modi di distrarmi: e non potevano a tal uopo giovarmi i discorsi di Mansueta. Scrissi prima di sera un mucchio considerevole di lettere; scrissi a della gente che sicuramente non ha mai potuto indovinare il vero motivo di quel mio insolito zelo epistolare. Poi dopo cena fui felice d'aver qualcosa da ingannare la solitudine. Uscii per ispedire la mia corrispondenza.

Tutte le mie ricerche furono infruttuose. a Genova altrove potei aver notizia di Arnoldo D. Frugai dappertutto, alberghi, case, caffè, teatri, osterie. Annoiai per lo meno cento persone con le mie domande, nessuno mi seppe dir qualcosa di preciso. Certo non si era fermato a Genova. Ritornai a Torino, passai da Milano, cercai ancora e sempre inutilmente.

Sostenni con calore, con troppo calore, che ciò non era esatto; e cercai quindi scusarmi dalla taccia di malignit

Questo è atto da uomo da bene? questa è cosa convenevole a uno amico? questo è il parentado che volevi far con esso me? chi t'hai pensato di gabbare? credi ch'io sia per comportarla? Mi vien voglia... VIRGINIO. Di che cosa ti lamenti di me, Gherardo? che t'ho io fatto? Io non cercai mai di far parentado teco. Tu me n'hai rotto il capo uno anno. Ora, se non ti piace, non vada avanti.

Il medico gli raccomanda di evitare ogni commozione. «Quelle parole mi richiamarono in me. Ma il mio cuore era spezzato da quell'annuncio crudele. Mi posi in ginocchio accanto al babbo, e cercai di persuaderlo che il suo male non era grave. « Dimmi tutto, babbo; narrami come ti ammalasti, che medico ti vede, e come ti venne quella idea triste che mi ha fatto tanta pena.

«Atterrito, cercai di dare allo sguardo l'espressione della mia inenarrabile angoscia, ma lo sguardo non può fare lunghi discorsi, e, per quanto immenso fosse l'interesse con cui mi osservavano, i miei compagni, dicevano soltanto: « Pare che veda ancora, ma non ci riconosce. «E mi chiamavano.

Nei primi di dicembre, in un sabato, il tempo era bello. Uscii, tornai al vicolo Giganti tutto pieno di centinaia di femmine che aspettavano l'estrazione dei numeri del lotto e ne discutevano a gran voce. Cercai Fortunata. Era in casa a lavorare all'uncinetto, accosto alla tavola, sulla quale si raffreddava la minestra in un piatto.

«Io non ero svenuto: feci un altro sforzo per dirlo, ma fu impossibile. Cercai di accennare colla mano, ma, con infinito terrore, sentii che la mano rimaneva immobile come di piombo; volli scuotere il capo, ma anche il congegno del collo non giocava più; avevo perduto la facolt

«Mi lasciai corteggiare; feci delle chiacchere sentimentali, cercai di esaltarmi; ma dopo alcuni giorni mi accorsi che sprecavo tempo e fatica. Ero perfettamente fredda. «Rinunciai tosto a quella commedia inutile. Più tardi mi accorsi che il bel poeta mi amava realmente, e soffriva del mio strano procedere.

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