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Aggiornato: 27 giugno 2025
Noi ci ricordiamo certamente che il signor Basilio intervenne alla colazione demagogica nel palazzo di Catone, ove terminarono per essere tutti ubriachi; anche il nostro eroe bigotto si ritrasse mal reggendosi sulle vacillanti gambe e si diresse appoggiandosi sulla sua canna d'India verso la propria abitazione. Angiolina, appena vide in salvo Alfredo e Selvaggio, risolse di restare in citt
Strana, ma antica; non dovrebbe dispiacerti. Hai ragione, e resti pure così, come al tempo di Catone il Censore, quando le greche eleganze trionfavano della prisca severit
Il modo del pensar ridotto a tale era, e guasta e corrotta sí la gente che non si potea dir piú mal del male, senz'esser giudicato maldicente e seccator misantropo bestiale da punir colla sferza onnipossente, o per lo men da chiudere in prigione a far co' topi e i cimici il Catone.
Ohè! Orsola, quanto si sta ad andare a cena? L'ostessa non rispose, era troppo occupata della pentola e della padella. Bruto e Catone continuarono a ragionare seriamente, come se nessun trambusto avesse luogo, ed i quattro, compreso Cacanastri intento ad asciuttarsi il sangue che dal naso gli grondava fin sulle carte, proseguirono a giuocare a briscola, come se nulla fosse successo.
Ed indicava Bruto e Catone che dalla loggia del palazzo proconsolare guardavano con indifferenza e brutto sogghigno la turba insultante e fremente. Mi sdegno con quei due e con quel seguito di congrega; e che sì, sono pochi ed hanno ammaliato tanti! ma guarda veh! soggiunse in tono profetico, ha da venire anche per loro il Dies magna. Et amara valde.
Un vecchio entomologo dell'Avana, andato a seppellirsi in un villaggio vicino alla Coruña con le sue collezioni di farfalle e d'insetti, la sgridava per quelle letture, scandalizzato che una mocciosa di dieci anni parlasse con entusiasmo di Bruto, di Catone e di altri dannati pagani della stessa risma.
Romani si furono i primi prosatori e storici, Fabio Pittore e Catone il vecchio, di poco posteriori a' primi poeti.
E qui Giuliano narra con molto spirito e con fine ironia l’episodio della venuta di Catone ad Antiochia, e dell’offesa fattagli dai cittadini, e soggiunge³³⁵. «Non c’è, dunque, da meravigliarsi, se oggi io ho da voi un eguale trattamento, essendo un uomo di tanto più rozzo, più duro, più incivile di lui, di quanto i Celti lo sono dei Romani. Perchè colui, nato in Roma, vi giunse alla vecchiezza. Me, tocca appena l’et
Bruto e Catone sulla terrazza pigliavano tabacco sorridendo. Sono essi? disse Catone nel vedere i due legati a non molta distanza. Sì, sono essi: possiamo dirci fortunati; scena così bella chi sa se vedremo più mai? Io credo che Nerone e Caligola dall'alto dell'anfiteatro non abbian veduto così strano spettacolo. Allora erano le tigri che si slanciavano sopra i condannati, adesso la plebe.
Un giorno Catone si presentò al circo nel momento in cui gli edili stavano per dare il segnale del gioco, ma la presenza di questo gran cittadino impedì lo scoppio dell’orgia. Le donne restavano vestite, le trombe tacevano, il popolo attendeva. Si fece osservare a Catone che lui solo ostacolava la festa; egli allora si alzò, si coperse il volto con la toga ed uscì dal circo.
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