United States or Armenia ? Vote for the TOP Country of the Week !


³³⁰ Iulian., 449, 3 sg. Ed è così che i Greci sono il migliore dei popoli, e gli Ateniesi i migliori fra i Greci. «Ma se essi serbano, nei costumi, l’imagine dell’antica virtù, è naturale che ciò avvenga anche ai Siri, agli Arabi, ai Celti, ai Traci, ai Peonii, ai Misii, che son fra i Traci e i Peonii, sulle sponde del Danubio. Ora, da questi è venuta la mia schiatta e da questa venne a me l’indole rozza, severa, intrattabile, indifferente agli amori, immobile nei propositi. Io, dunque, primieramente chiedo scusa per me, ma in parte la scusa vale anche per voi che siete attaccati ai patri costumi. Non è gi

I preti dei Messicani al tempo di Cortez, i sanguinarii druidi dei Celti al tempo dei Romani ed i Papas Greci ai nostri tempi, tutti si consacrano ai più orribili martirii sostenendo le cause del loro popolo. Ed il prete italiano? Sempre traditore al suo paese, fosse esso invaso dai Turcomanni! Il contegno dei poveri frati della Gancia fu lodevolissimo.

Gli iberici. Migrarono parimente nella penisola e nell'isole nostre, gli iberici e i kettim, kelti o celti; due popoli ch'io crederei staccati dalla famiglia de' iavani.

Sollevazioni di popoli soggetti, invasioni di popoli stranieri, eserciti fuggenti nelle sconfitte, legioni taciturne nelle marcie forzate di una riscossa o chiassose nel ritorno di un trionfo, legionari mutati in coloni e pellegrini verso le terre loro assegnate dal Senato, carovane di mercanti e di pastori; Galli ed Etruschi, Celti e Veneti, Liguri ed Allobrogi, Insubri e Germani montati su cavalli addestrati nelle guerre o selvaggi ancora della vita libera delle foreste, sopra traini rotolanti su cilindri o carri falcati di battaglia o bighe leggiere o plaustri dipinti trasportanti merci o masserizie, famiglie e tribù, armati ed inermi, uomini e donne; cacciati tutti dall'istinto inconscio della storia, forti, deboli, morenti e morti, tutto è passato per questa strada verso Roma e da Roma verso tutta l'Europa superiore.

Ancora, fu certamente dio speciale, nazionale de' nostri maggiori, quel Giano, che non si ritrova in niun'altra mitologia, e il cui nome è cosí simile a quello di Iavan, che non parmi da dubitare essersi cosí adottato lo stipite comune delle due schiatte primitive degli iberici e dei celti; e parmi confermata tal congettura dalla doppia faccia di quel Dio, e dal tempio a lui innalzato dai romani sul limite degli uni e degli altri, e dall'aprirsi e chiudersi di esso secondo che era guerra o pace.

E qui Giuliano narra con molto spirito e con fine ironia l’episodio della venuta di Catone ad Antiochia, e dell’offesa fattagli dai cittadini, e soggiunge³³⁵. «Non c’è, dunque, da meravigliarsi, se oggi io ho da voi un eguale trattamento, essendo un uomo di tanto più rozzo, più duro, più incivile di lui, di quanto i Celti lo sono dei Romani. Perchè colui, nato in Roma, vi giunse alla vecchiezza. Me, tocca appena l’et