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Turba di Siri sagittaria scende De l'uomo giusto a le prigioni oscure; Egli il collo magnanimo distende, Sicuro a la carnefice secure; bipartito da percosse orrende Fa larga fonte di sue vene pure; Stassi nel sangue il freddo busto involto; Il caro capo i rei ministri han tolto.

E Siri e Turchi ed Arabi e Giudei, Misti al popol di Cristo che ne invita, E ciechi e vecchi logori vedrei Inebriarsi a una seconda vita. O festa lunga fino all'orizzonte! Verrian dal mar le navi pellegrine, Verrian dai campi i miseri e dal monte, Verrian gli afflitti e l'anime meschine, Ch'han la vergogna ed il delitto in fronte, A chieder grazia, disciogliendo il crine.

³³⁰ Iulian., 449, 3 sg. Ed è così che i Greci sono il migliore dei popoli, e gli Ateniesi i migliori fra i Greci. «Ma se essi serbano, nei costumi, l’imagine dell’antica virtù, è naturale che ciò avvenga anche ai Siri, agli Arabi, ai Celti, ai Traci, ai Peonii, ai Misii, che son fra i Traci e i Peonii, sulle sponde del Danubio. Ora, da questi è venuta la mia schiatta e da questa venne a me l’indole rozza, severa, intrattabile, indifferente agli amori, immobile nei propositi. Io, dunque, primieramente chiedo scusa per me, ma in parte la scusa vale anche per voi che siete attaccati ai patri costumi. Non è gi

Però Eugenio a fine di confermarsi la reputazione acquistata, e potendo crescerla, mise mano a certa menzogna, la quale come non prima così non fu anco ultima nella Chiesa; a certo altro simulacro di Concilio tenuto a Roma procurò si presentassero deputazioni di finti Etiopi, Caldei, Siri, e Maroniti che tutti protestarono volersi ridurre in grembo di Roma; i padri del Concilio ridevano di coteste lustre; forse ne rideva anco Eugenio, ma per amore del mestiere entrambi facevano le viste di crederci: il popolo ci prestava fede con tutte le viscere come quello, che a cotesti tempi credeva, e perchè ci aveva interesse: fra un secolo e mezzo quando i Gesuiti presenteranno a Sisto V l'ambasceria dei Giapponesi Pasquino e Martorio la conceranno pel delle feste. Finalmente il Concilio di Basilea elesse un'altro Papa, ovvero antipapa, che fu Amedeo duca di Savoia; che tolse nome di Felice V; e se per questo caso la rabbia dei sacerdoti gi

Benchè il Chiabrera non dica per qual motivo Giovanni suo zio abitasse in Roma, io credo poter affermare che ciò fosse per ragione di commercio. Certo è che Augusto fratel naturale del Poeta maneggiava in Roma la dote di Lelia; e maneggiare qui significa mercanteggiare. Lelia era di casa Pavese; e che i Pavesi eziandio tenessero negozio in Roma, è cosa notissima. Sappiamo similmente che al commercio applicavano nella capitale del mondo cattolico i Siri, ragguardevole famiglia di Albisola. Erano speculazioni commerciali di banco, che non offuscano la nobilt